Compie 120 anni ”Il Mattino”, quotidiano simbolo della citta’ di Napoli e dell’editoria meridionale. Il 16 marzo 1892 usciva il primo numero, fondato da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao: vendette subito 13mila copie, cominciando un’avventura che da allora e’ saldamente intrecciata con le vicende del Mezzogiorno. La ricorrenza e’ celebrata da un inserto speciale, allegato oggi al quotidiano, con la riproduzione di articoli del passato e gli interventi di esponenti del mondo della cultura, da Riccardo Muti a Francesco Casavola, da Raffaele La Capria ad Antonio Ghirelli e Giuseppe Galasso. Da domani, ”Il Mattino” regala ai lettori la riproduzione di alcune prime pagine ”storiche”. L’inserto ospita i ricordi degli ex direttori del quotidiano di via Chiatamone: Nonno, Zavoli, Graldi, Gambescia, Orfeo. Al timone c’e’ oggi Virman Cusenza: ”Un giornale – scrive nello speciale – gode di buona salute quando riesce a scontentare un po’ tutti. Non sembri un paradosso: e’ la forza di un quotidiano caparbiamente radicato sul territorio”. Tante le pagine di storia napoletana e del Sud ricordate attraverso questi 120 anni: il terremoto del 1980, il rapimento da parte delle Br dell’assessore regionale dc Ciro Cirillo, i trionfi calcistici del Napoli di Maradona, il G7 del 1994, l’infinita emergenza rifiuti. E la pagina scritta con il sangue, datata 23 settembre 1985 quando i killer della camorra uccisero il piu’ giovane dei cronisti del Mattino, Giancarlo Siani, ricordato nell’inserto con un pezzo scritto dallo scrittore Erri De Luca nel ventennale del delitto. La principale nemica di Napoli e del Sud, scrive oggi il direttore Cusenza, e’ la filosofia riassunta nell’espressione ”E… vabbuo”’. ”Rappresenta il fatalismo, la rassegnazione, il pressapochismo, l’indolenza di chi ha rinunciato a priori alla battaglia per cambiare le cose, per proteggere la bellezza, custodire il cuore antico di cui abbiamo macroscopiche testimonianze”. Ed e’ anche ”una rinuncia alla legalita’, all’efficienza, alla trasparenza, in nome delle vie traverse, del sotterfugio, dell’espediente. Contro questo ‘E vabbuo”, ancora pronunciato da moltissimi e il cui simbolo e’ diventato quel comandante che ha platealmente abbandonato la nave, ci sono pero’ milioni di napoletani, campani, uomini del Sud che lottano e non si rassegnano. E’ con loro che tutti i giorni Il Mattino sta in prima linea, per raccontarvi la fatica di cambiare una citta’ eccezionale e dal cuore generoso, verso la quale quelle due paroline sono un’offesa urticante”