L’Italia è un paese pieno di misteri spesso irrisolti, storie che talvolta hanno segnato la vita di tutti i cittadini. Uno degli episodi più shoccanti del secondo dopoguerra è certamente l’uccisione del Presidente della DC Aldo Moro, della quale adesso si hanno nuove inquietanti rivelazioni.
Sentiti dall’Ansa e dal sito www.vuotoaperdere.org, Vitantonio Raso e di Giovanni Circhetta, due degli antisabotatori che trovarono il corpo di Aldo Moro, spostano l’ora del ritrovamento dell’auto e del cadavere dello statista a prima delle 11:00, mentre era delle 12.30 la famosa telefonata delle Br che annunciava l’uccisione di Moro ed il luogo dove trovarne il corpo.
Non sono mai stati interrogati e se ne lamentano perché hanno molto da raccontare gli “antisabotatori” che per primi arrivarono sul posto, in via Caetani, dove vi era la R4 rossa, con il corpo di Moro nel bagagliaio, il 9 di maggio del 1978. Uno di loro, Vitantonio Raso, ha scritto un libro, “La bomba Umana”, nel quale fornisce dei preziosissimi dettagli che modificano la storia per come la conoscevamo finora.
Fu Raso il primo ad entrare nella macchina e a trovare sotto la coperta il corpo di Moro. Poco dopo arrivò anche Francesco Cossiga, che finora si sapeva essere giunto in via Caetani solo poco prima delle 14 e quando Raso, sceso dalla macchina, comunicò che dentro il bagagliaio c’era Moro, non vi fu alcuna reazione da parte Cossiga e da chi lo circondava. “Sembrava che sapessero già tutto”, rivela Raso. Dal Maresciallo Giovanni Circhetta l’altra novità: sul sedile anteriore della R4 c’era una lettera. Circhetta è sicuro e si chiede che fine abbia fatto.
“Ricordo bene che il sangue sulle ferite di Moro era fresco – dichiara Raso – più fresco di quello che vidi sui corpi in Via Fani, dove giunsi mezz’ora dopo la sparatoria”. L’ex artificiere fornisce la prova che le cose il 9 di maggio non andarono come finora si è raccontato: “La telefonata delle Br delle 12.13 fu assolutamente inutile. Moro era in via Caetani da almeno due ore quando questa arrivò. Chi doveva sapere, sapeva”.
“Ne parlo oggi per la prima volta – conclude Raso – dopo averne accennato nel libro, perché spero sempre che le mie parole possano servire a fare un po’ di luce su una vicenda che per me rappresenta ancora un forte shock. Con la quale ancora non so convivere”.