“Gioia Tauro non deve diventare soltanto il capoluogo economico della Calabria, ma la capitale produttiva del Mezzogiorno e dell’intero bacino del Mediterraneo. Con noi su questo fronte si sfonda una porta aperta e lo dimostrano i fatti: il nostro impegno a sostegno di Gioia è stato costante nel tempo e ancora oggi rappresenta il cuore del nostro programma di governo alla Regione. Abbiamo creduto fin dall’inizio che questa infrastruttura potesse diventare uno dei principali hub del transhipment nel Mediterraneo e lavorato perché qui si creassero le precondizioni per un reale sviluppo economico, attraverso il primo via libera all’accordo di programma quadro sul polo logistico-intermodale”. Lo afferma il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria, Mario Oliverio.
“Su Gioia Tauro ci giochiamo una scommessa fondamentale per il futuro dell’intera Calabria e non solo della Città metropolitana di Reggio. In caso di mia elezione a presidente della Regione, daremo priorità assoluta all’azione politica per accelerare l’istituzione della Zona economica speciale, sperando di raggiungere uno dei tanti obiettivi mancati dalla vecchia giunta. Oggi, tra l’altro, l’Italia è tornata ad avere un ruolo forte e autorevole in Europa, presupposto fondamentale per ottenere la defiscalizzazione dell’area e, dunque, l’attrazione di capitali stranieri. Il presidente del Consiglio Renzi, nella sua ultima visita in Calabria, ha sollecitato la sottoscrizione in tempi brevi di un contratto d’investimento per Gioia Tauro, volto a favorire il potenziamento delle filiere, la cooperazione tra imprese e l’innovazione delle aziende. Il vero problema è quello della mancanza di collegamenti ferroviari che di fatto rappresenta una ‘strozzatura’ dell’asse paneuropeo che potrebbe essere servito dal nostro porto. Per quanto ci riguarda – conclude Mario Oliverio – disponibilità nei confronti sia dei terminalisti che, in generale, degli industriali. Creando valore aggiunto a Gioia Tauro, il pil calabrese tornerebbe in pochi anni ai livelli pre-crisi con prospettive di sviluppo concreto attraverso l’economia reale”.