Rimarrà sempre traccia sugli annali e sui registri delle Università di un uomo che ha conseguito la sua quarta laurea. Di certo un record nella storia accademica.
Stiamo parlando di Gennaro Cortese, 66 anni. Spesso i giovani sottovalutano l’esperienza e la caparbietà dei più longevi. Probabilmente, i figli, si sarebbero aspettati una risposta rinunciataria del padre ritenendo, erroneamente, che il logorio del tempo lo avrebbe scoraggiato nell’impresa. Tutt’altro. Lo scorso 18 ottobre, con tanto di stupore e ammirazione di moglie, figli, nuore, generi, nipoti, parenti ed amici, l’impresa è stata portata a termine contro tutti i pronostici. Gennaro Cortese reggino di nascita ha conseguito la laurea all’Università degli Studi di Messina presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, nel corso di laurea in Scienze Cognitive. La tesi discussa era incentrata su un argomento di estrema attualità, con un titolo emblematico: Tanti “Pungoli” per avere una buona Sanità. L’argomento prevalentemente trattato”Dalla sanità pubblica a quella privata”. Cortese ha svolto nella vita tanti lavori: il più impegnativo, e per molti anni come dirigente, presso la Telecom; giornalista pubblicista; Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale il Fante (ex Ufficiale dell’Esercito Italiano). E’ impegnato anche nel sociale. Di recente ha scritto un libro dal titolo “cinquant’anni senza Papà”. Nella sua ricca carriera da “studente” ha conseguito la laurea in Scienze Pedagogiche, in Scienza della Comunicazione e in Teorie della Comunicazione e dei Linguaggi. Il 18 ottobre, dunque, è giunto il quarto titolo in Scienze Cognitive. Con questa impresa Cortese ha voluto dimostrare prima a se stesso e poi agli altri, che non è mai troppo tardi per fare le cose che una persona ha sempre desiderato, ma che non ha mai potuto realizzare per varie ragioni. Infatti nel 1969, a 18 anni, appena diplomato, si è iscritto all’università, ma per vari motivi ha preferito prendere la sua valigia di cartone verde (che ancora conserva) e partire per Milano, come molti altri giovani sceglievano di fare in quel periodo, per andare a lavorare in fabbrica. Ma questa è un’altra storia!!!