Klaus Davi aggredito a Gioia Tauro: il massmediologo consegna il video alla Procura di Reggio Calabria
Sabato mattina, il massmediologo e giornalista è stato ripetutamente spintonato e insultato a Gioia Tauro, sotto la villa dell’avvocato Gioacchino Piromalli (classe 1969), accusato di appartenere all’omonima cosca e ora è libero, a seguito della sentenza di assoluzione nel processo “Cent’anni di storia” ,del maggio 2008.
Il giornalista era a Gioia Tauro per realizzare un servizio sull’omicidio di Ferdinando Caristena, assassinato nel 1990 dalla ‘ndrangheta, per mano del clan Molè – Mazzitelli, a causa della sua presunta omosessualità. Dopo aver intervistato, con il suo co-autore Alberto Micelotta, il sindaco della città Giuseppe Pedà, si è recato sotto l’imponente residenza dell’avvocato per chiedere se si trovasse in casa. Un signore di circa 60 anni, ha iniziato a spintonarlo e insultarlo ripetutamente: “Sei un pezzo di merda, dai fastidio a questi ragazzi (riferito a Piromalli e ai parenti ndr) , adesso ha rotto, lei a questi ragazzi li deve lasciare stare…sta rompendo i coglioni lei, chi ti ha dato il permesso di parlare male della mia Calabria?”. Alle offese Klaus Davi ha controbattuto: “Scusi ma a chi sto dando fastidio, mi faccia i nomi?” e per tutta risposta il signore lo ha spintonato e minacciato più volte. Dato che la situazione rischiava di degenerare,sono intervenuti tempestivamente gli agenti della Digos che hanno identificato il sessantenne. La presenza della polizia però non è servita a mitigare il clima surriscaldato tant’è che ad un certo punto il signore si è rivolto a Davi dicendo:” Ma vuoi vedere che ti gonfio la faccia davanti alla Polizia?”. Il giornalista ha pubblicato il video dell’aggressione e lo ha consegnato questa mattina alla Procura di Reggio Calabria. Nonostante l’intimidazione, Klaus Davi è andato comunque a citofonare alla villa di Gioacchino Piromalli. A rispondergli è stata la moglie la quale, senza aprire la porta, lo ha informato che non era possibile incontrare il marito nonostante la promessa che lei stessa aveva fatto a Davi a telecamere accese in un precedente servizio.
“Questo ennesimo episodio dimostra come molte famiglie si sentano e di fatto siano padrone assolute del territorio. Fanno il bello e il cattivo tempo e mandano avanti anche persone incensurate per ribadire il loro potere assoluto” commenta il massmediologo. “Quando vedo queste cose mi domando: Dov’è lo Stato? Dov’è la politica? Come si può consentire che la ‘ndrangheta arrivi al punto di creare un clima che aizza cittadini comuni e incensurati contro i giornalisti? Perché questa situazione inaccettabile di totale controllo del territorio, più volte denunciata dal Procuratore Federico Cafiero de Raho, non determina un intervento netto e deciso della politica? Perché non se ne occupa la commissione parlamentare antimafia?”.