Presentato qualche giorno addietro presso il Consolato italiano di Colonia, nel teatro dell’Istituto Italiano di Cultura, il progetto “Genti di Calabria. Si tratta di un doppio lavoro, un volume, Genti di Calabria, Atlante fotografico di Geografia Umana” di Pino Bertelli ed un docu-film “I colori del cielo” di Francesco Mazza. In una sala gremita, rappresentanti del mondo della cultura, dell’economia e dell’associazionismo italiano all’estero hanno dato ufficialmente il benvenuto ad un lavoro impegnativo e di alto spessore culturale che ponendosi in antitesi con i soliti clichè del marchio Calabria nel Mondo, si pone il compito di regalare uno sguardo dal di dentro, di una regione che si guarda allo specchi e si racconta attraverso i volti della sua gente. A dialogare con gli autori , il Console Emilio Lolli e la professoressa Sieglinde Borvitzv, italianista dell’Università di Dusseldorf. Abbiamo raggiunto Francesco mazza appena rientrato dall’esperienza tedesca chiedendogli di raccontarci le sue personali impressioni su un appuntamento che ha fatto da apripista ad un tour di prossima realizzazione. È un excursus a 360 gradi quello offertoci da Francesco mazza, dalla genesi di Genti di Calabria alle influenza pasoliniane sull’opera di Pino Bertelli, dalla scelta dei titoli alle analogie con il lavoro di Ernesto De Martino, passando dalla rassegnazione e dalla difficoltà di raccontare la Calabria all’acquisizione di una nuova consapevolezza per un progetto nuovo e finalmente possibile. “L’esperienza appena andata in archivio – spiega Mazza – è stata davvero eccezionale. Vedere tanta gente in terra di Germania appassionata ad un progetto simile, vedere la diffidenza congenita lasciare spazio allo stupore ed all’ammirazione, sono aspetti che ci riempiono di orgoglio. Da molto tempo – spiega – avevo abbandonato l’idea di fare qualcosa per la mia terra e a nulla erano serviti i miei innumerevoli tentativi fatti sempre attraverso strumenti editoriali come film su Corrado Alvaro, Giocchino da Fiore e Tommaso Campanella dedicati alla Calabria e altri personaggi illustri Calabresi mi ero quasi rassegnato. Poi è arrivato Pino Bertelli, l’anima del progetto è lui, ho ripreso in mano l’attrezzatura con la speranza di riuscire, attraverso “I colori del cielo” a risvegliare le coscienze dei miei conterranei, ad invitarli a reagire e a non far prevalere la rassegnazione, questa è la mia unica utopia! Senza la straordinaria forza di Pino questo progetto non si sarebbe mai potuto realizzare. Nelle potenti fotografie dell’Atlante, nelle forti ed emozionanti interviste di centinaia di calabresi su temi come malaffare, lavoro, famiglia, amore, omosessualità, migrazioni, si sviluppa il pensiero meridiano, una filosofia di pace, di accoglienza e condivisione che sin dall’antichità ha legato popoli diversi nel Mediterraneo e attraverso le arti e l’amore per la bellezza – non le guerre né le frontiere né tanto meno i muri – ha creato intorno al mare nostrum la possibilità di una convivenza sociale fatta di intrecci e culture millenarie. Riguardo a Pasolini – prosegue Mazza – Pino ha specificato che l’intero progetto di Genti di Calabria riprende la sua opera documentaria non solo di “Comizi d’amore” ma anche dei suoi documentari antropologici nei quali l’attenzione del regista era volta ai corpi, ai costumi e alle architetture dei paesi che visitava, ma soprattutto ai volti che contrassegnavano l’eredità della storia. Inoltre non è tanto l’antropologia di Ernesto De Martino a respirare in questo progetto – il reportage documento – quanto la figurazione antropologica sociale del fotografo tedesco August Sander, nel senso del suo lavoro sui volti della società tedesca del suo tempo – gli anni ’20 del 1900 – in cui l’uomo è protagonista della sua storia come nell’opera di Pasolini l’autobiografia dell’uomo diventa anima del mondo. Atlante fotografico di geografia umana – conclude Francesco Mazza – si può leggere come un portolano o una cartografia dove i volti, i corpi e le posture indicano attraverso la bellezza e la dignità che i calabresi esprimono indicano che le radici profonde del malaffare possono essere combattute attraverso una convivenza sociale basata sulla fratellanza dei popoli e il diritto di avere diritti”.