Massimo Alampi, figlio di Letterio, grida tutta la sua sofferenza e chiede giustizia per la morte del padre a causa del mesotelioma pleurico (sarcomatoide) che gli è stato procurato dalle fibre di amianto che ha respirato nel corso della sua lunga attività lavorativa.
Massimo non è solo, perché è sostenuto dall’Osservatorio Nazionale Amianto e dall’Avv. Ezio Bonanni, che prende posizione sulla vicenda ‘Il riconoscimento INAIL e il rilascio della certificazione di esposizione non è sufficiente, perché non rende giustizia, non punisce i colpevoli, e non risarcisce i danni perché porta ad una rendita per la vedova e all’aumento della pensione INPS; ciò in questo caso come in tutti gli altri casi. Sofferenze che coinvolgono anche il resto della famiglia della vittima, anzi di migliaia di vittime; e se i casi di mesotelioma sono quasi 2000 ogni anno, e poi vanno aggiunte tutte le altre patologie da amianto (cancri polmonari, degli altri organi delle vie respiratorie e del tratto digerente, e fibrotiche – asbestosi, placche pleuriche, etc.), come mai i procedimenti penali si contano sulla punta delle dita? Eppure la morte provocata con le fibre di amianto rientra a pieno nella fattispecie dell’art. 589 c.p.. E’ ormai tempo che ci sia una verifica da parte del CSM circa il numero dei procedimenti penali in corso e/o definiti rispetto al numero dei casi riconosciuti dall’INAIL’, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA Onlus.
“Chi lavora sottoscrive un contratto di lavoro e non un contratto di morte”, dichiara il Sig. Massimo Alampi, figlio del Sig. Letterio Alampi, che è anche responsabile di ONA Reggio Calabria, che è sostenuto anche dall’impegno del Sig. Antonio Dal Cin, che interviene con molta fermezza: ‘E’ necessario tutelare la sacralità della vita umana, non è ammissibile che si continui così’.
La famiglia Alampi chiede giustizia per il Sig. Alampi Letterio, deceduto per mesotelioma sarcomatoide a causa dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro ribadendo che è “Impossibile descrivere le sue sofferenze poco prima di morire”.
Letterio era un uomo dedito al lavoro: una vita di sudore, in quel profondo sud martoriato dalla storia, prima che dall’incapacità della classe politica ad annullare il gap creato per il meridione d’Italia.
Muore di mesotelioma sarcomatoide, dopo un’agonia di oltre un anno con ricoveri, trasfusioni, perdita di peso e forti dolori che rimarranno impressi in maniera indelebile nelle menti dei suoi cari che lo hanno assistito fino all’ultimo giorno. La rabbia e l’amarezza è ancora visibile nelle parole e negli occhi di chi ha vissuto tutto questo e che sarebbe disposto a tutto pur di vedere riconosciuti i diritti del proprio padre, privato, oltre che della vita, anche della propria dignità: “Voglio giustizia per quello che è successo a mio padre e non tollero che possa succedere ad altri. Ancora oggi c’è amianto nelle scuole, negli edifici pubblici, eppure tutto tace. Tutte le richieste dell’ONA per mettere in sicurezza i luoghi di vita e di lavoro non trovano riscontro. E’ stata chiesta la bonifica delle scuole, eppure nulla si muove. Cosa ce ne facciamo noi dei soldi, cosa se ne faranno le madri quando i loro figli esposti ad amianto nelle scuole moriranno per via di queste fibre?! So io cosa vuol dire la morte di un familiare per mesotelioma. La vittima rimane soffocata, sente che non ha l’ossigeno, si sente morire ed è lucida. Mio padre non ce lo ridarà indietro nessuno: è crudele questa morte. Chi sapeva ed ha lasciato queste persone esposte all’amianto è un criminale e sono ancora più criminali coloro che ancora oggi lasciano i ragazzi esposti ad amianto nelle scuole. Mio padre ha lavorato per oltre 25 anni a contatto con l’amianto senza alcuna protezione, mai una visita o un controllo per verificare il suo stato di salute visto che la presenza dell’amianto, all’interno del reparto in cui lavorava era certa. La stessa società, la stessa OMECA di Reggio Calabria, lo ha confermato, riconoscendogli, attraverso l’INAIL, che ha pure accreditato la rendita e rilasciato il certificato di esposizione ad amianto ex art. 13, comma 7, Legge 257/92, circa 1242 settimane di esposizione. A questo punto ci chiediamo, cos’altro dobbiamo fare per avere la giustizia che io e la mia famiglia ci meritiamo? Noi abbiamo perso un padre, i nostri figli il nonno e mia mamma il marito. Non è possibile nemmeno descrivere le sofferenze che ha dovuto patire mio padre durante le ultime settimane di vita e per tutti noi è stato terribile vederlo mentre si spegneva lentamente e non poter fare nulla. Dal giorno in cui è venuto a mancare, mia madre non è più riuscita a dormire nella loro camera da letto”, dichiara Massimo Alampi, uno dei figli di Letterio Alampi, deceduto il 23 aprile 2016 per mesotelioma sarcomatoide.
Il Sig. Letterio Alampi ha lavorato presso la OMECA di Reggio Calabria dal 01.03.1966 al 31.08.1992, con la mansione di addetto alla costruzione, alla saldatura e alla coibentazione, operativo presso tutti i reparti. Secondo quanto riportato dai familiari il Sig. Letterio ha svolto le sue mansioni lavorative in esposizione professionale a polveri e fibre di amianto e ad altri agenti patogeni, in assenza di adeguati strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale, che potessero impedire l’inalazione di polveri e fibre di amianto e l’esposizione agli altri cancerogeni e mutageni, e i conseguenti danni alla salute.
Un calvario, quello della famiglia Alampi, durato oltre un anno; ricoveri e trasferimenti continui all’Ospedale di Messina per effettuare la broncoscopia con prelievo. Mesi, anche durante i periodi di festa, che ovviamente festa per loro non era, in cui ogni giorno i familiari dovevano prendere il traghetto per andare a trovare il loro caro “Non era più vita quella. A saperlo prima avrei tenuto mio padre a casa e gli avrei fatto godere gli ultimi giorni di vita a casa tra i suoi affetti e con i suoi vizi, gli avevo addirittura impedito di fumare perché inizialmente pensavamo che il suo stato di salute stesse peggiorando a causa del fumo. Poi il 25 gennaio del 2016 arriva la diagnosi di mesotelioma sarcomatoide, ma orami era tardi. Di fronte a questo esito tutti noi abbiamo dovuto accettare quanto stava accadendo. Quel maledetto amianto si sarebbe portato via mio padre e la società per cui ha lavorato deve pagare”, continua il Sig. Massimo.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso il suo Presidente l’Avv. Ezio Bonanni, che dal 2008 si mobilita per tutelare familiari e vittime di coloro che sono stati esposti ad amianto e ad altri cancerogeni, chiede che venga fatta giustizia e che vengano riconosciuti i diritti del Sig. Letterio Alampi e dei loro familiari.
Anche a Reggio Calabria l’ONA è operativa, proprio attraverso il Sig. Massimo Alampi, e tutti i cittadini possono usufruire dei servizi ONA, a partire da quello di assistenza medica e quello di assistenza legale, semplicemente facendone richiesta inoltrando una e-mail all’indirizzo: osservatorioamianto@gmail.com