La pesca delle costardelle nello Stretto ha assunto nei secoli le caratteristiche di un proprio rito, che iniziava alle prime luci dell’alba si consumava fino al tramonto, questa “manna dal mare” era il piatto tipico del ceto popolare
La pesca delle costardelle rappresenta una delle tradizioni tipiche delle Stretto. Questo particolare tipo di pesce, appartenente alla famiglia delle Scomberesocidae è un esemplare particolarmente presente nello Stretto di Messina, nelle acque del mar Mediterraneo e nelle coste Atlantiche.L’aspetto della costardella richiama alla mente le caratteristiche del pesce spada o di una piccola aguglia ed un tipo di pesche che si muove in branco e può raggiungere le dimensioni di 40 cm. Presenta dei colorazioni brune- verdastre e striature argentee sui fianchi. La pesca delle costardelle nello Stretto ha assunto nei secoli le caratteristiche di un proprio rito, che iniziava alle prime luci dell’alba si consumava fino al tramonto. Lo strumento tipico per la cattura era la raustina, un particolare tipo di rete a strascico che veniva calata da un grande barcone. Questo particolare tipo rete era a maglie fitte, dimensioni che oggi non sono più permesse. Ciò spiega il perchè le costardelle che oggi troviamo al banco hanno dimensioni più grandi rispetto a quelle di dell’ultimo decennio.
Nell’antica tradizione, la cattura delle costardelle avveniva rispettando un preciso iter: era necessario individuare le cosiddetta “testa del branco”, di modo che tutto la rotta dei pesci venisse chiusa all’interno della rete. Per facilitare la delicata operazione, i pescatori lanciavano dei piccoli sassi verso l’apertura del cerchio di rete. La raustina formava un recinto circolare, la cui lunghezza raggiungeva anche i cento metri e la profondità di trenta. A tenere le estremità dalla rete due imbarcazioni: il barcone e il “barchittu”. Durante la pesca l’elica del motore a diesel del barcone serviva a dirigere il branco verso l’apertura a sacco della rete.
Durante la battuta di pesca i pescatori dalla poppa dell’imbarcazione più grande rimestavano l’acqua con il “camaciu” e una lunga fiocina, ciò serviva a far confluire tutto il pescato all’interno della rete. Completa l’operazione, si spegneva il motore del barcone e si issava la raustina. Le costardelle venivano raccolte col coppu in un’apposita vasca di plastica. Ma, recuperata la rete a bordo, la raustina veniva immersa nuovamente in acqua per un’altra cala e cosi vià fino al tramonto.
Nel secondo dopoguerra la costardella era il piatto tipico del ceto popolare. Questa “manna venuta dal mare”, veniva venduta a prezzi veramente irrisori. Si racconta che addirittura neanche venisse venduta al peso, ma “al piatto” e al modico prezzo di 100 lire . Le massaie di oggi come di allora preparavano questo pesce in tantissimi modi, ma la ricetta tipica messinese resta quella con la cipolla:
Ecco come preparare le costardelle:
Costardelle fritte alla messinese
Ingredienti per quattro persone:
20 costardelle
2 cipolle rosse grandi
Farina qb
Un bicchiere di aceto bianco
Olio extravergine
Preparazione:
Prendere le cipolle, sbucciarle e tagliarle a fette piuttosto spesse quindi immergerle in una ciotola piena d’acqua, aceto bianco (in proporzione cinquanta e cinquanta) e un po’ di sale lasciandole a mollo per una ventina di minuti circa.
Pulire le costardelle togliendogli la testa ed eviscerandole o far fare questa operazione dal vostro pescivendolo di fiducia
Sciacquare bene i pesci sotto l’acqua corrente e tamponarli con la carta da cucina
Versare abbondante olio in una padella capiente e portarlo a temperatura
In un piatto mettere la farina, qualche pizzico di sale e amalgamare il tutto
Prendere le costardelle, passarle nel composto infarinandole e immergerle, poche per volta, nell’olio ben caldo facendole dorare da entrambi i lati
Quando sono ben dorate prelevare le costardelle dalla padella e disporle in un piatto ricoperto con carta assorbente in modo da asciugare l’olio in eccesso
Impiattare le costardelle e servirle caldissime accompagnate dalle cipolle scolate e asciugate