‘Ndrangheta, autobomba a Limbadi: chiuso il cerchio sull’omicidio Vinci
Individuate e arrestate le due persone che fabbricarono e materialmente posizionarono l’ordigno nell’automobile che il 9 aprile 2018 a Limbadi (Vibo Valentia) uccise il biologo caporalmaggiore Matteo Vinci e ferì in modo grave il padre Francesco Antonio. Il provvedimento cautelare è stato eseguito a carico di 7 persone, accusate, a vario titolo, oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i mandanti dell’omicidio, appartenenti alla potente famiglia di ‘ndrangheta dei “Mancuso”. Secondo gli inquirenti l’attentato è maturato in un più ampio disegno estorsivo posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga. L’operazione di oggi – diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, svolta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del ROS di Roma tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria – è stata chiamata “Demetra 2”.
I carabinieri hanno identificato le due persone che avrebbero fabbricato e posizionato l’ordigno che, il 9 aprile 2018 a Limbadi (Vibo Valentia), ha causato la morte del caporalmaggiore Matteo Vinci e ferito in modo grave il padre Francesco Antonio. Durante l’operazione ‘Demetra 2’, in corso dall’alba nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria e diretta dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, sono state eseguite sette misure cautelari a carico persone, gravemente indiziate, a vario titolo, oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Dopo due di mesi dall’esplosione, erano stati arrestati i mandanti dell’omicidio, appartenenti alla famiglia ‘Mancuso’, ritenuta la cosa della ‘ndrangheta più influente della provincia di Vibo Valentia. Il crimine sarebbe maturato in un disegno estorsivo per l’acquisizione illecita di terreni da parte dei Mancuso, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga.