Attacco a convoglio Onu in Congo, parte di un tentativo di sequestro: morti l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere
Intorno alle 10:15 di quest’oggi, presso Goma nella Repubblica democratica del Congo, si è verificato un attacco ai danni di un convoglio delle Nazioni Unite nell’est del Paese, vicino alla città di Kanyamahoro. L’attacco, secondo quanto reso noto dal Virunga National Park, sarebbe parte di un tentativo di sequesto operato da uno dei tanti gruppi armati che operano nella zona di Virunga al confine tra Congo, Ruanda e Uganda. Nell’attacco hanno perso la vita l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere della sua scorta, un giovane di 30 anni che era in servizio presso l’ambasciata italiana dal settembre del 2020 e in Italia era di stanza presso un battaglione. Luca Attanasio, secondo quanto apprende l’Ansa, è stato trasportato in ospedale a Goma ma non c’è stato nulla da fare. La vettura faceva parte di un convoglio della Monusco, coinvolta nel Programma alimentare mondiale (World food programme, Pam-Wfp), che comprendeva anche il Capo Delegazione Ue.
Attacco Congo, la Farnesina conferma i decessi
E’ con profondo dolore che la Farnesina conferma il decesso, oggi a Goma, dell’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio e di un militare dell’Arma dei Carabinieri. L’ambasciatore ed il militare stavano viaggiando a bordo di una autovettura in un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.
Attacco Congo, morto l’ambasciatore italiano: il dolore del ministro degli Esteri Luigi Di Maio
Secondo quanto si apprende, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha appreso la notizia del decesso dell’ambasciatore e del carabiniere mentre era al Cae di Bruxelles. Ha manifestato immenso dolore per l’accaduto, interverrà ora al Cae esprimendo pubblicamente il suo cordoglio davanti ai colleghi Ue.
Attacco Congo, morto l’ambasciatore italiano: la preghiera di Matteo Salvini
“Un pensiero alle famiglie dei due italiani e una preghiera, è inutile aggiungere altro“. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, nel suo intervento su La 7 Gold, al programma “Aria pulita”, in merito all’attentato in Congo, dove hanno perso la vita l’ambasciatore d’Italia nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio e un militare dell’Arma dei Carabinieri.
Attacco Congo, morto l’ambasciatore italiano: il commento di Giorgia Meloni
“Sconvolti e addolorati dalla notizia della morte dell’Ambasciatore italiano in CONGO Luca Attanasio e di un carabiniere, rimasti uccisi in un attacco ad un convoglio Onu. Seguiamo con apprensione gli sviluppi e chiediamo al governo di riferire il prima possibile in Parlamento“. Cosi’ Giorgia Meloni, presidente di Fdi.
Attacco Congo, l’esperto: grave se ambasciatore su mezzo non blindato”
“Dalle informazioni che stiamo ricevendo dai nostri contatti a Beni, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio viaggiava a bordo di un veicolo che non era blindato. Le fotografie mostrano vetri infranti, forse a causa dello scambio di colpi d’arma da fuoco seguito all’attacco dei miliziani dopo l’imboscata. Sarebbe molto grave: bisognera’ verificare le responsabilita’ di tutti gli attori coinvolti“. Cosi’ all’agenzia Dire Sam Kalambay, analista politico, tra i consiglieri della presidenza congolese. Il commento giunge in seguito all’agguato di stamane a un convoglio di delegati del Programma alimentare mondiale (World Food Programme, Pam-Wfp) e dell’ambasciata d’Italia, nel quale lungo la strada nazionale che conduce a Beni, sono stati uccisi il diplomatico, un carabiniere e un autista del Wfp. La strada attraversa il parco nazionale di Virunga, dove hanno basi gruppi armati, disertori e banditi comuni. Kalambay chiama in causa presunte “leggerezze” e sostiene che vadano verificate le responsabilita’ dell’amministrazione locale, ma anche dell’ambasciata e dell’organismo Onu nel provvedere alla sicurezza dei delegazione.
“In quelle zone non si puo’ avere una sola guardia del corpo e con un veicolo che non sia blindato” dice l’analista. Critiche che si sommano a voci che circolano tra i giornalisti locali secondo cui il governatore Carly Nzanzu Kasivita non fosse stato informato del viaggio. Una situazione che conferma l’insicurezza nel Nord Kivu e che, secondo Kalambay, non sarebbe sufficientemente raccontato dai media internazionali. “Oggi hanno perso la vita due europei e allora il mondo si e’ accorto di quanto pericolosa sia la crisi in Nord Kivu” dice l’analista. “Ogni giorno pero’ qui muoiono congolesi; i media non possono fare due pesi e due misure, perche’ le vite umane hanno lo stesso valore”. L’esperto continua. “A volte i media internazionali ci danno notizie a cui le nostre testate locali non arrivano- dice- ma devono fare di piu’ per premere sulle autorita’ affinche’ sia riportata la pace“. Sempre all’agenzia Dire il corrispondente di Voice Of America, Austere Malivika, ha riferito che a garantire la sicurezza nel Parco del Virunga pensano ranger, o “ecogards”, come vengono chiamate in francese. “L’esercito non c’e’” dice il cronista, riferendo che stamane i primi a prestare soccorso dopo l’assalto sono state proprio le guardie forestali. “Da almeno 20 anni la situazione securitaria nel Nord Kivu e’ precipitata” continua Malivika. “Da tante voci della societa’ civile giungono continui appelli affinche’ la regione sia liberata dai gruppi armati“. Secondo Kalambay, la strada dell’imboscata “e’ un tragitto obbligato per chi deve raggiungere grandi citta’ come Goma, Beni o Butembo e i veicoli civili devono sempre viaggiare scortati perche’ uccisioni, sequestri e ferimenti sono all’ordine del giorno“. Kambale (Ong Kivu): su quella strada banditi e ribelli Il direttore alla ‘Dire’: zone ad alto rischio estorsione “Lungo la strada operano gruppi ribelli, come le ex Fdlr ruandesi, ma anche combattenti congolesi come i Mai mai e soprattutto banditi comuni, che colpiscono solo per rapinare; in piu’ tratti, prima e dopo il settore di Kanya Bayonga, la scorta e’ essenziale“: cosi’ all’agenzia Dire Etienne Kambale, direttore dell’ong Fondation Point de vue de Jeunes Africains pour le Developpement. La sua voce arriva da Goma, il capoluogo del Nord Kivu dove stamane sono morti in seguito a un agguato l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, 44 anni, origini lombarde, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, 30 anni, nato in provincia di Latina. Secondo ricostruzioni condivise con la Dire, l’episodio si e’ verificato nel settore di Kilimanyoko, a una ventina di chilometri da Goma, lungo l’asse che porta verso nord in direzione del territorio di Beni. “Sulla strada ci sono aree considerate piu’ sicure, dove ribelli e banditi non si spingono anche perche’ ci sono posti di blocco delle Fardc, le Forze armate congolesi” sottolinea Kambala. Convinto che pero’ le zone offlimits o ad alto rischio siano diverse. “Una delle aree piu’ pericolose – dice – e’ quella di Kanya Bayonga, nella direzione del Parco nazionale della Virunga“. Secondo Kambale, ad alimentare l’insicurezza sono spezzoni delle Fdlr, le Forces democratiques de liberation du Rwanda, un gruppo composto perlopiu’ da ribelli hutu, gia’ comandato dal generale Sylvestre Mudacumura, ucciso da forze congolesi nel 2019. Sono pero’ attivi anche Mai mai, milizie nate su base comunitaria, inizialmente per difendere i villaggi dalle incursioni dei ribelli, in particolare con basi in Ruanda. Secondo il direttore della Fondation, pero’, questa matrice si intreccia spesso ad altre dinamiche. “Episodi come quello di oggi – dice Kambale – potrebbero non essere legati ne’ a politica ne’ a ideologia ma solo a tentativi di estorsione ed esigenze di finanziamento“.
Il missionario in nord Kivu: dramma risvegli coscienza mondo Di Vincenzo alla Dire: stupito per ambasciatore in auto non blindata Roma- “Il sacrificio dell’ambasciatore e del carabiniere italiano risvegli la coscienza della comunita’ internazionale sul dramma del Congo“: cosi’ padre Gaspare Di Vincenzo, missionario, in un’intervista con l’agenzia Dire nella quale evidenzia pero’ anche lo “stupore” per misure di sicurezza che non sarebbero state adeguate. Il religioso, comboniano originario di Agrigento, vive da otto anni nella provincia del Nord Kivu, quella dove si e’ verificato l’agguato di stamane. “Stupisce il fatto che l’ambasciatore Luca Attanasio viaggiasse in una macchina non blindata, in una zona insicura come il territorio di Rutshuru” la premessa. “Secondo le prime informazioni condivise dai giornalisti locali, il convoglio era accompagnato da caschi blu della missione di pace dell’Onu, la Minusco, ma si tratta di un fatto per certi versi scontato perche’ in quest’area nessun’auto privata puo’ viaggiare da sola“. Secondo padre Di Vincenzo, raggiunto al telefono nella citta’ di Butembo, a nord rispetto a Goma e al luogo dell’agguato, in buona parte del Kivu c’e’ “un’insicurezza totale” a causa delle incursioni sia di gruppi ribelli che di bande armate. “I peggiori massacri sono avvenuti davanti a basi della Monusco” dice il missionario: “L’agguato di oggi, che sembra avere quasi un carattere intimidatorio, quasi a beffare le forze di sicurezza, non dovrebbe meravigliare“. Fotografie condivise da giornalisti locali mostrano il vetro infranto di un mezzo con le insegne del World Food Programme (Wfp/Pam), organizzatore della missione alla quale partecipava Attanasio, partito da Goma come pure la seconda vittima italiana, il carabiniere Vittorio Iacovacci. In un altro scatto e’ riconoscibile il diplomatico sorretto dopo essere stato colpito, a bordo di un mezzo scoperto. “Potrebbe essere un veicolo delle Fardc, l’esercito congolese” dice padre Di Vincenzo. “Non e’ chiaro se nell’area siano intervenuti anche soldati“.