L’Ingegnere Enzo Siviero fa parte del gruppo di Opinion Leader che si è schierato al fianco di Musumeci e Spirlì, impegnati in questa battaglia fondamentale per la costruzione del Ponte sullo Stretto. L’esperto ha spiegato che oggi il Governo dovrebbe solo effettuare una rivisitazione del progetto per l’ulteriore riduzione dei costi, sia per l’uso di materiali più avanzati, sia per il consistente abbassamento degli oneri finanziari
E’ tornato ad accendersi il dibattito del Ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria. Dopo le parole del ministro Enrico Giovannini, che ha annunciato l’esclusione della opere finanziabili coi fondi del Recovery Fund, sono esplose le reazioni della politica, soprattutto di alcuni parlamentari meridionali e del Sindaco Cateno De Luca. Anche i governatori Nello Musumeci e Nino Spirlì non ci stanno ad assistere in silenzio all’ennesimo furto per Sicilia e Calabria così, insieme agli studiosi di Lettera150, hanno firmato un Protocollo d’intesa da inviare al Governo e chiedere al Premier Mario Draghi a riprendere in mano il progetto definitivo, oggi nella disponibilità dell’ANAS, fermo a causa della cancellazione per legge della società Stretto di Messina da parte di Mario Monti nel 2012. Lo ha confermato ai nostri microfoni l’Ingegnere Enzo Siviero, noto ingegnere, architetto e docente italiano, che fa parte del gruppo di Opinion Leader che si è schierato al fianco dei due Presidenti di Regione impegnati in questa battaglia fondamentale per il futuro del Meridione. Il professore ha dedicato gran parte della sua carriera alla progettazione di ponti e all’insegnamento delle strutture, ha il sangue veneto ma ha il cuore in questa terra tanto martoriata, per questo sogna e combatte affinché il Ponte sullo Stretto si possa realizzare. “E’ stato raggiunto un protocollo d’intesa tra la Regione Sicilia e la Regione Calabria per avanzare un’istanza al premier Mario Draghi e chiedere la realizzazione dell’infrastruttura – afferma l’Ing. Siviero ai microfoni di StrettoWeb – . E’ stato scritto un documento con dati aggiornati, che è la base con la quale i due governatori si sono accordati: il testo è nato da una serie di incontri istituzionali, con la presenza di un gruppo di Opinion leader, che si indentifica con la sigla Lettera150, coordinata dal Dott. Giuseppe Valditara. Il concetto principale che si tende a sottolineare è che, se si vuole davvero creare un collegamento stabile sullo Stretto, cosa sulla quale ormai c’è l’unanimità, l’unica strada percorribile è quella di riprendere in mano il progetto approvato in linea tecnica ed economica, ovvero quello del Ponte a campata unica che è l’unica opzione per procedere immediatamente alla realizzazione dell’opera. Tutte le altre soluzioni, ovvero quella del tunnel o quella del Ponte con pile in alveo, hanno bisogno di anni di studi approfonditi e ancora sperimentali”.
L’esecutivo del presidente Mario Draghi potrebbe prendere in mano la situazione ed inserire senza problemi il Ponte sullo Stretto nel Recovery Plan: il governo possiede infatti un progetto già definitivo e validato, in passato operativo ma bloccato con una spesa di 800milioni di euro per la liquidazione della ditta incaricata. In sostanza, l’Italia sta pagando per non costruire. Un grandissimo paradosso visto che il Governo ha già speso 40milioni di euro per la variante di Cannitello, ha avanzato un monitoraggio ambientale e ha sistemato tutti gli attacchi a terra (compresa la cantierizzazione). Insomma, “basterebbe mettersi d’accordo e partire coi lavori nell’arco di qualche mese”, sottolinea l’Ingegnere Enzo Siviero. L’esperto ha inoltre spiegato il perché non debbano essere prese in considerazione altre idee, se non quella del ponte a campata unica: “il tunnel subalteo è un’ipotesi che escluderei perché porta alla luce problematiche di natura geometrica. Ci vorrebbero 20km prima e 20km dopo di scavi per mantenere le pendenze, inoltre siamo in una situazione in cui le faglie potrebbero creare qualche difficoltà e la problematica di scavo a quella profondità è tutt’altro che semplice; si dovrebbe portare fuori quel materiale, che tecnicamente si chiama “smarino”, con rischio alla sicurezza dei lavoratori. Il “tunnel di Archimede” è invece ancora una sperimentazione, seppur molto avanzata, resa complicata dalla presenza delle correnti dello Stretto, che sono di 3 nodi. Per quanto riguarda invece il Ponte con due pile richiederebbe dei lavori a 150mt di profondità, che sarebbe ottima qualora ci trovassimo in una struttura con piattaforma “Off Shore”, ma richiede una fondazione adeguata. Tutto per questo per dire che si vuole guardare a soluzioni alternative a quella già progettata, significa che bisogna ripartire praticamente da zero. Tutta una gran perdita da tempo. Voglio sottolineare che il Ponte a campata unica è stato approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e dalla società Stretto di Messina, che prima del blocco aveva come azionisti Ferrovie dello Stato, Anas, la Regione Calabria e la Regione Sicilia. Parliamo quindi di tutti gli enti pubblici interessati. Chiunque dice che quel progetto non è valido o è in malafede, oppure non ha contezza di come stanno le cose. Dal punto di vista tecnico non esiste alcuno studioso che abbia negato la fattibilità del progetto”.
I presupposti per dare il via all’inizio dei lavori ci sono tutti ed anche WeBuild insiste a proporsi. L’Ing. Siviero chiarisce: “WeBuild in realtà è la continuazione di Impregilo più Condotte che fanno parte del consorzio EUROLINK, che nel 2005 aveva vinto una gara d’appalto internazionale, e comprende un’impresa spagnola e un’impresa giapponese. Quindi WeBuild si espone dopo aver considerato tutti gli elementi in questione, mi verrebbe da dire: finalmente! Per i numeri che ci sono in gioco il Ponte lo può costruire tranquillamente in “projet financing” Eurolink (e quindi WeBuild), mentre delle opere complementari se ne può occupare lo Stato con posizioni distinte. Il Recovery Fund andrebbe a finanziare queste ultime, una spesa di 1-2 miliardi, il resto lo fa l’impresa. Il protocollo d’intesa nasce perché questi concetti sono già consolidati. Noi non andiamo dietro a nessuna impresa, ci interessa solo che la politica dica che l’attraversamento stabile è necessario e sia realizzato a tutti i costi. Il progetto ha ricevuto la validazione a livello internazionale rispetto a delle idee che hanno un supporto progettuale di primo acchito e senza nulla di approfondito. E da qui cito il professore Prestininzi, del Comitato scientifico del Ponte di Messina, ci vuole la gerarchia della conoscenza. Siamo stanchi di parlare con persone che non sanno niente”.
Facendo queste premesse, è chiaro che le parole del Ministro Enrico Giovannini suonano di clamorosa beffa per Messina e Reggio Calabria. La soluzione l’ha fornita il Sindaco Cateno De Luca, che spiega come il Governo italiano possa chiedere una deroga all’Europa per completare l’opera nel 2030: “è una soluzione valida. Secondo alcuni tecnici non c’è la necessità che l’opera sia finita entro il 2026, ma basta che entro quella data sia ad un grado di avanzamento elevato. Ma è necessario spiegare che questo rientra nel discorso precedente, ovvero che del Ponte se ne occupa l’impresa, il Recovery Fund finanzierebbe tutte le opere a terra, assolutamente cantierabili. Parlo in questo caso di viadotti, tunnel, spostamento della stazione ferroviaria di Messina, la metropolitana di superficie come opera strettamente collegata. Sono tutte cose che in 5 anni si fanno tranquillamente. E siccome WeBuild ha fatto vedere che il Ponte di Genova è stato costruito in un anno e mezzo, significa che il Ponte sullo Stretto può essere fatto in 4 anni massimo. Quando dicono che l’opera è irrealizzabile, mi sento di dire che queste persone sono “mai consigliati”, perché se guardassero le carte con la visione giusta e non dessero precedenza a scelte politiche, capirebbero che l’opera è fattibile. Il presidente Conte aveva detto che il tunnel andava bene, la commissione del ministro De Micheli aveva solo il compito di dare l’ok per il collegamento stabile. Se ne parla dallo scorso giugno, si è perso solamente del tempo. Siamo a marzo ed abbiamo perso un anno. I risultati avrebbe dovuto essere pubblicati il 31 di dicembre, siamo in primavera e non è ancora uscita la relazione, che sarà sicuramente di tipo generico”.
L’Ing. Siviero parla spesso di perdita di tempo e poi fa riferimento ad un episodio che mette in evidenza in maniera emblematica questo aspetto: “nove anni fa sono stati sottratti 2 miliardi di euro destinati al Ponte sullo Stretto per indirizzarli al Nord, facendo fallire così la società Stretto di Messina e finanziando l’Alta velocità del Nord. Al Sud così non è rimasto niente, compreso ciò che era stato promesso in alternativa al Ponte. Se le cose fossero andate avanti, oggi il Ponte sarebbe già transitabile. Basterebbe questo alle istituzioni siciliane e calabresi per urlare in faccia al Governo italiano. Poi ritengo si faccia molta confusione anche sui costi, il Ponte costerebbe al massimo 4 miliardi di euro. Con le nuove tecnologie ci sono progetti di esecuzioni più veloci”. L’Ingegner Siviero non vuole poi sentir parlare di rischio sismico: “in Giappone, a Kobe, un Ponte ha resistito ad un fortissimo terremoto, le pile si sono spostate di 1 metro e tutto è rimasto integro. Si sa che i Ponti con una campata importante non hanno problemi da questo punto di vista e le torri perfettamente a posto”. E’ importante enfatizzare che il Ponte costa non più di 4 miliardi, di cui meno della metà a carico dello Stato, mentre le opere di compensazione a favore del territorio valgono almeno un altro paio di miliardi. Con la ragionevole certezza che oggi una rivisitazione del progetto porterebbe ad una ulteriore riduzione dei costi, sia per l’uso di materiali più avanzati, sia per il consistente abbassamento degli oneri finanziari. Per non dire dei rilevantissimi fondi europei ora in arrivo, molti dei quali destinati al Sud per opere cantierabili. Dunque basta perdere tempo, simbolicamente la Città Metropolitana dello Stretto è il baricentro del Mediterraneo, è l’ora di esserlo anche nel concreto!