Le tradizioni e i sapori della Pasqua a Messina: la processione delle barette, la festa degli Spampanati e i gustosi e antichi sciusceddi
Religione e tradizione sono due dei capisaldi della cultura popolare italiana, specialmente nel Sud Italia. Molto forte il legame religioso che lega tanto le grandi città quanto i minuscoli paeselli del Meridione ai patroni, alle figure dell’agiografia cristiana e in particolare a quella di Gesù. Si intuisce dunque come la Pasqua sia una delle feste più sentite dell’anno, specialmente in Sicilia. Si passa dal periodo della Quaresima, fatto di rinunce e penitenza, alla Settimana Santa un vero e proprio crescendo di emozioni nel quale si ripercorre la il cammino di Cristo verso la crocifissione e la consueta resurrezione a nuova vita. Un momento non solo di grande valenza spirituale, ma nel quale anche le tradizioni giocano un ruolo importante. Sapori, odori, colori e suoni tipici della Pasqua riportano Messina indietro nel tempo, in un’atmosfera dolce e nostalgica nella quale si celebra la fede e si gode di importanti momenti di aggregazione intorno a tavole imbandite e ritualità tipiche della festa.
Pasqua a Messina: le barette, grandi protagoniste della Settimana Santa
Non ci sarebbe Pasqua a Messina senza la famosa processione della barette. L’evento si svolge il Venerdì Santo, nel quale alla Passio Declamata (la lettura dei testi sacri) segue la Passio Figurata, letteralmente la raffigurazione della passione di Cristo. Durante la processione sfilano 11 barette (vare) che mettono in scena i momenti principali della passione di Cristo, dall’Ultima Cena con gli apostoli all’intera Via Crucis, compresa di crocifissione e deposizione nel Sepolcro.
Le 11 vare presenti:
- “L’Ultima Cena”: gruppo statuario dei primi decenni del Novecento di Matteo Mancuso del 1846, rifatta sullo stesso modello dopo il terremoto del 1908.
- “Gesù nell’Orto degli Ulivi”: 1956.
- “La Flagellazione”: conosciuta come “La Colonna” del XVII – XVIII secolo.
- “Ecce Homo”: del XVII – XVIII secolo.
- “La Veronica”: 1956.
- “La Caduta” o “Cristo cade sotto il peso della Croce”, realizzata in cartapesta nel primo Settecento dal ceroplasta Giovanni Rossello e rifatta dopo il 1908.
- “Il Cireneo” 1958.
- “Crocifisso” o “Crocifissione”: XX secolo.
- “L’Addolorata”.
- “Pietà” o “La Deposizione”.
- “Cristo Morto”: XX secolo.
Venerdì Santo, la secolare Via Crucis delle Barette a Messina: origini e storia della processione pasquale
Pasqua a Messina: la festa degli Spampanati, le celebrazioni della domenica
La festa degli Spampanati è una celebrazione davvero singolare che avviene la domenica di Pasqua, il giorno in cui si celebra con gioia la Resurrezione di Cristo avvenuta il terzo giorno dopo la morte sulla Croce. La processione inizia dalla chiesa della Madonna della mercede, in via Tommaso Cannizzaro: la statua della Madonna della Mercede e quella del Cristo Risorto sfilano separatamente fino a raggiungere la Basilica di Sant’Antonio nella quale si celebra l’incontro fra la Madonna che gioisce per la Resurrezione del Figlio.
La festa ha origini molto antiche, le prime documentazioni risalgono all’opera “Iconologia della Gloriosa Vergine Maria” (1644) di Placido Samperi che scrive: “si vede parimenti nella cappella sfondata dalla parte destra una bellissima statua della Madonna della Mercè, la quale si porta in solenne processione dalla Confraternita, da qualche tempo in qua già riconciliata, nella mattina della Pasca di Resurrettione, facendosi il trionfale incontro col Signore Risuscitato, a suon di trombe e di musiche, col festivo rimbombo d’Archibugi, di mortaretti e di Artegliarie nell’ampio piano del Duomo”. Il nome particolare si deve agli abiti delle donne del quartiere Portalegni: esse usavano indossare ampi vestiti di seta colorati per celebrare l’arrivo della primavera e la conseguente fioritura della natura, simbolo di resurrezione e rinascita
Pasqua a Messina: i sapori della tavola e l’antico sciusceddu
Come ogni festa che si rispetti, non può mancare l’aspetto culinario, specialmente al Sud! La Pasqua è un’occasione in cui riunire la famiglia, magari con il ritorno dei figli lontani per lavoro o studio. Dunque mamme e nonne in cucina danno il meglio di sé. Fra i primi piatti possiamo trovare la tradizionale pasta ‘ncaciata, ma anche le più moderne e domenicali teglie esagerate di lasagne o cannelloni e gli immancabili maccheroni fatti in casa con il sugo dell’agnello. A proposito, il piatto forte è proprio lui, l’agnello, cucinato a seconda delle tradizioni (e delle preferenze) al forno, arrosto, allo spiedo, al sugo. Immancabili i ‘Pani di Cena’, piccoli paninelli ricoperti di ‘giuggiulena’ (sesamo), dal gusto a metà fra il dolce e il salato, dunque consumabili sia farciti con crema o gelato, ma anche con insaccati e formaggi. Per quanto riguarda i dolci invece, oltre alle tradizionali uova di cioccolato e colombe, abbiamo la ‘Cuddura cu l’ova’, un dolce di pastafrolla ritagliata in varie forme (colomba, campana, cuore ecc.) alle quali vengono poi aggiunte uova sode e una decorazione di zuccherini colorati.
Una menzione a parte la merita lo sciusceddu, un piatto storico ma che oggi si vede con minor frequenza sulle tavole dei messinesi. È composto da piccole polpettine cotte in un brodo leggero e ricoperte dalla ‘conza’, una crema di ricotta, formaggio e uova che, cuocendosi in forno, forma una crosticina dorata mantenendo il ripieno come fosse un soufflè. Una pietanza delicata ma saporita. Il nome potrebbe derivare dal dialetto siciliano sciusciari (soffiare) e dal francese souffler (dal quale deriva soufflè), a sua volta derivato dal latino subflare, ma altri studiosi ritengono invece che derivi dal latino juscellum, cioè minestra, zuppa.