Due giuristi hanno diffuso la notizia di aver querelato il presidente della Repubblica: “invito ad un’azione pacifica e simbolica presso le Procure”
Quest’oggi, intorno alle ore 14.00, i fratelli Marco ed Andrea Zuccaro hanno depositato presso la Questura di Mesagne (Brindisi), con destinazione presso la Procura di Brindisi, una querela nei confronti di Sergio Mattarella. Il desiderio dei due giuristi è quello di invitare tutti i cittadini italiani a procedere nella stessa maniera presso tutte le procure della Repubblica, così da lanciare una azione simbolica che possa giungere all’attenzione delle autorità politiche. “Dopodiché, se tra le varie procure italiane riuscissimo a trovare finanche un solo magistrato desideroso di analizzare con serietà la questione da noi sollevata, ne saremmo ben lieti”, è quanto si legge in un comunicato apparso sui social. “Il testo della querela è riportato di seguito affinché chiunque possa farne uso presso le sedi competenti. Il nostro gesto non deve essere interpretato come un attacco nei confronti dell’attuale Capo dello Stato. Al contrario, abbiamo agito nell’esclusivo interesse della Repubblica e della Presidenza della Repubblica, e domandiamo alla magistratura di tutelare avverso ogni tipo di illecito la massima carica istituzionale, la Costituzione e il popolo italiano.
Sicuri che molti coglieranno lo spirito con il quale abbiamo presentato la nostra richiesta, ci appelliamo al popolo libero e agli amanti della giustizia affinché questa nostra azione sia imitata in tutta la Nazione, come risposta pacifica all’istituzionalizzazione dell’attuale clima d’odio e alle discriminazioni di Stato. Uniamo lì dove altri vorrebbero dividere, ottemperando ai doveri di solidarietà politica, economica e sociale che la nostra Costituzione impone a tutta la popolazione italiana. Di seguito il testo della querela a firma di Marco Zuccaro e Andrea Zuccaro:
“Querela nei confronti di Sergio Mattarella, noto Presidente della Repubblica, per incitamento all’odio.
Il giorno 5 settembre 2021 Sergio Mattarella, intervenendo nel corso dell’evento di apertura dell’anno accademico presso l’Università di Pavia, esprimeva gravissime considerazioni nei confronti di milioni di cittadini italiani, come di seguito riportato:
“Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui. Chi pretende di non vaccinarsi – naturalmente con l’eccezione di coloro che non possono farlo per salute – e comunque di svolgere una vita normale, frequentando luoghi di lavoro, di intrattenimento, di svago, in realtà costringe tutti gli altri a limitare la propria libertà, a rinunziare a prospettive di normalità di vita, […] alla possibilità di recuperare in pieno luoghi, modi, tempi di vita”.
L’intervento è notorio e ha goduto di ampia risonanza mediatica, sicché pare superfluo produrre elementi di prova. Ad ogni modo, a titolo di esempio valgano le seguenti testimonianze:
- la testimonianza scritta contenuta nel seguente articolo di ANSA: https://www.ansa.it/…/mattarella-sottrarsi-al-vaccino…
- la testimonianza video pubblicata sul sito Youtube dal quotidiano La Repubblica: https://youtu.be/zjDWW9PyBbU
In qualità di giuristi, sempre ricordando l’importanza degli argomenti che hanno ispirato le nostre tesi di laurea (il costituzionalismo per Marco Zuccaro; il diritto costituzionale e la figura del Presidente del Repubblica per Andrea Zuccaro), troviamo semplicemente inaccettabili le parole espresse da Sergio Mattarella, e crediamo che esse abbiano prodotto un danno nei nostri confronti (da ciò la natura di questo atto, che presentiamo non a caso come querela). Quasi superfluo, poi, è dire che questo suo intervento sembra voler quasi istituzionalizzare definitivamente il clima d’odio e di divisione sociale già creatosi (a causa del comportamento dei media e degli stessi attori istituzionali) tra i cittadini italiani.
Peraltro, vista l’insussistenza di un obbligo giuridico di “vaccinazione” anti covid-19 in capo alla popolazione italiana, è lapalissiano che l’ordinamento giuridico, allo stato attuale, tuteli senz’altro la scelta di non vaccinarsi e la posizione di chiunque, come da Regolamento Europeo 953/2021, non possa o non voglia procedere con detto trattamento, il quale – lo ricordiamo – non gode dell’approvazione dell’Agenzia Europea del Farmaco, essendo stato autorizzato mediante una procedura sottoposta a condizioni di vario genere (si citano: la presentazione, nel corso dei prossimi anni, di ulteriori studi sull’efficacia e sulla sicurezza di questi farmaci; l’attuale impossibilità – vera o presunta che sia – di trattare efficacemente la malattia Covid-19 con farmaci già approvati).
In difesa dei nostri diritti e in rappresentanza di milioni di cittadini italiani che non hanno fatto altro che assumere una posizione legittima, stante l’impossibilità di introdurre, all’interno dell’ordinamento italiano, una presunzione legale di pericolosità sociale in capo a soggetti sani, non contagiosi e non pericolosi per il prossimo, desideriamo muovere formale querela nei confronti di Sergio Mattarella e richiediamo all’autorità giudiziaria di verificare quanto segue:
- l’intervento del Presidente della Repubblica presso l’Università di Pavia esula dall’esercizio delle Sue funzioni ex art. 87 della Costituzione, sicché egli può essere perseguito per reati comuni al pari di ogni altro cittadino italiano;
- l’intervento del Presidente della Repubblica configura la violazione degli articoli 3, 32 e 54 della Costituzione nonché dell’articolo 604-bis del Codice Penale nella parte in cui il suo discorso propaganda un’idea di superiorità etica e morale di una certa categoria di persone (i cittadini italiani “vaccinati”) ai danni di un’altra categoria di persone (i cittadini italiani “non vaccinati”), ovvero nella parte in cui esso istiga alla discriminazione di chi, compiendo una legittima scelta, viene ora parificato – per bocca dello stesso Sergio Mattarella – a un potenziale assassino, qualcuno che “invoca la libertà per ottenere la licenza di mettere a rischio la salute e – in qualche caso – la vita degli altri”.
Riteniamo che il Presidente Mattarella abbia travalicato l’esercizio della libertà di parola ex art. 21 della Costituzione, e crediamo fermamente che vi sia differenza tra la mera espressione di un biasimo e la criminalizzazione di persone innocenti tutelate dalla Costituzione e dall’ordinamento. Ciò vale a maggior ragione se si considera che quanto affermato dal Presidente non corrisponde al vero, non trova riscontro scientifico né può vantare prove a suo sostegno. La comunità accademica e medico-scientifica non ha mai dimostrato che una persona “non vaccinata” contro il Covid-19 sia più contagiosa di una persona “vaccinata” contro il Covid-19; semmai, iniziano a formarsi evidenze empiriche che procedono giusto in senso opposto, per le quali anche il virologo più rinomato al mondo, il Professor Anthony Fauci, ha parlato di “individui vaccinati” e “individui non vaccinati” come portatori della stessa carica virale. Inoltre, ci sembra opportuno ricordare che il dovere civico di contribuire alla tutela della salute pubblica si attua, per volontà dello stesso legislatore, non già con la vaccinazione, bensì con il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale nonché con il rispetto delle misure di igiene e di precauzione.
Pensiamo sia a dir poco paradossale che un Presidente della Repubblica abbia sposato una idea in forza della quale taluni cittadini italiani sarebbero, rispetto ad altri, meno liberi, ovvero meno liberi di invocare la libertà e i diritti che la Costituzione garantisce a tutti. Tale considerazione ci permette di individuare l’ulteriore violazione dell’articolo 87 comma 1 (ricompresa tuttavia nella violazione dell’art. 54, di cui si è già fatta menzione), in quanto Sergio Mattarella è venuto decisamente meno al suo dovere di rappresentare l’unità nazionale. Alla luce di tutto ciò, si rafforza la prospettiva che egli abbia parlato non già nelle vesti di Capo dello Stato in esercizio di funzioni, bensì come privato cittadino. Ad ogni buon conto, se questa stimabile autorità giudiziaria dovesse essere di opinione differente rispetto alla nostra, richiediamo che essa definisca con precisione, con l’eventuale aiuto della Corte costituzionale, ove termina “l’esercizio delle funzioni” del Capo dello Stato e ove inizia l’ambito nel quale detta figura istituzionale può essere giudicata come privato cittadino. Noi querelanti, dal canto nostro, promuoviamo una interpretazione restrittiva che si limiti al dettato della Carta costituzionale, e ciò ci sembra la soluzione migliore affinché la figura del Presidente della Repubblica non rassomigli sempre più pericolosamente a quella di un re.
Oltre ai rilievi già presentati, si richiede al Procuratore di verificare se sussistano elementi per la configurazione di ogni altro reato perseguibile d’ufficio, cosicché l’atteggiamento discriminatorio tenuto da Sergio Mattarella sia sanzionabile secondo la Costituzione e le leggi di questo Stato”.