Un report della Corte dei Conti Ue ha accusato il presidente della Commissione Europea “di non rendere pubblici i dettagli del ruolo da lei svolto nelle trattative con Pfizer in piena pandemia, così come di non aver condiviso il contenuto dei suoi Sms con l’amministratore delegato della società, nonostante le esplicite richieste del Mediatore europeo”
“Ursula Von der Leyen ha condotto personalmente un negoziato con una multinazionale farmaceutica, a nome dell’Ue, in totale segretezza e senza rivelarne alcun dettaglio agli eletti nelle istituzioni e ai cittadini europei”. Affermano questo in una nota gli europarlamentari della Lega, il capodelegazione Marco Campomenosi e il presidente del gruppo Id Marco Zanni. Il presidente della Commissione Europea infatti è stato accusato da un report della Corte dei Conti Ue “di non rendere pubblici i dettagli del ruolo da lei svolto nelle trattative con Pfizer in piena pandemia, così come di non aver condiviso il contenuto dei suoi Sms con l’amministratore delegato della società, nonostante le esplicite richieste del Mediatore europeo”.
Non si parla di una spesa di poco conto, visto che il contratto firmato ha riguardato 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid, il più grande appalto mai concluso nella storia dall’Unione europea. Secondo quanto rilevato dall’organo di controllo del bilancio, il presidente della Commissione avrebbe trattato personalmente con la casa farmaceutica senza coinvolgere il gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati, rifiutandosi inoltre di rispondere alle richieste di chiarimento della Corte. “La Lega al Parlamento Europeo ha denunciato questo comportamento inaccettabile fin dal principio, presentando interrogazioni e anche richiedendo un dibattito ad hoc in aula durante la plenaria. Ora anche la Corte dei Conti ci dà ragione: è un vergognoso e scandaloso caso di mancanza di trasparenza, che non si può tollerare, sul quale non può regnare il silenzio. Perché Von der Leyen continua a nascondersi?”, concludono gli eurodeputati del carroccio.
Le polemiche contro von der Leyen su questo tema vanno avanti da molto tempo, erano iniziate quando, lo scorso aprile, il New York Times aveva rivelato i contatti informali tra Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer, e la presidente della Commissione europea. Un’indiscrezione che spinse il giornalista di Netzpolitik, Alexander Fanta, a richiedere l’accesso pubblico ai messaggi di testo. Non ricevendo delucidazioni, è giunto a questo punto l’intervento della mediatrice europea Emily O’Reilly, che lo scorso settembre ha chiesto alla Commissione di avere accesso allo scambio di sms tra von der Leyen e il numero uno della casa farmaceutica, il cui vaccino anti-Covid è stato sviluppato in collaborazione con BioNTech, laboratorio con sede in Germania. Bruxelles ha risposto a O’Reilly sostenendo “di non avere registrazioni” dei messaggi. L’esecutivo Ue ha inoltre affermato di non essere obbligato a “conservare ogni singolo documento” delle comunicazioni della presidente, tantomeno gli sms, che la Commissione considera comunicazioni “di breve durata”. Tali informazioni sarebbero state cancellate dal cellulare di von der Leyen. Una risposta tutt’altro che soddisfacente, ed è per questo motivo che la Corte dei Conti Ue ha ritenuto di intervenire per “cattiva amministrazione”, raccomandare di “cercare nuovamente messaggi di testo pertinenti” e di “valutare, conformemente al regolamento (CE) n. 1049/2001, se […] possa essere concesso l’accesso del pubblico a tali messaggi”.