Nel pomeriggio di ieri, precisamente alle 16:20, una violenta eruzione di Stromboli ha provocato uno tsunami nel mar Tirreno. Le onde anomale hanno colpito le isole Eolie nel giro di pochi minuti dopo che un violento flusso piroclastico innescato dall’eruzione ha raggiunto il mare a Stromboli, dopo essere rapidamente precipitato lungo la Sciara del Fuoco. Gli esperti di INGV e Protezione Civile che monitorano h24 le attività dei vulcani e dei terremoti anche per evidenziare l’eventuale allarme tsunami, hanno immediatamente lanciato l’allarme: alle isole Eolie hanno suonato le sirene e la popolazione è scappata dalle coste, mettendosi in salvo. Per questo motivo non ci sono state vittime né feriti, come ha rivendicato con orgoglio il Ministro della protezione civile Nello Musumeci, che le Eolie le conosce molto bene perché da Presidente della Regione Sicilia ha inaugurato proprio il sistema di allertamento con le sirene.
Alle Eolie la popolazione si è comportata in modo esemplare, ben consapevole dei rischi: nessuna ironia, nessun dubbio. Subito via, rapidamente, dalle zone costiere verso l’interno, in base ai piani di protezione civile dei comuni che da queste parti sono ampiamente rodati. I problemi, invece, sono stati tutti sulla terraferma. La protezione civile ha allertato le Prefetture e i Comuni di Calabria e Sicilia lungo tutta la costa tirrenica. A loro volta, le autorità locali hanno informato la cittadinanza in tutti i modi possibili, anche tramite la stampa e i social network, invitando ad abbandonare le zone costiere nel modo più veloce possibile. E qui è andata in scena la beata ignoranza: qualcuno, certamente un po’ paranoico ma comunque attento alla propria incolumità, è fuggito in collina e ci è rimasto fino alle 19 come se il maremoto arrivasse dall’oceano Atlantico; ma la stragrande maggioranza ha completamente ignorato i messaggi di allerta anzi, li ha contestati parlando di “allarmismo“, “troppi film catastrofici“, “esagerazione“, evidentemente completamente inconsapevole di quello che stava accadendo. Come se Calabria e Sicilia non avessero già vissuto numerosi distruttivi tsunami, spesso provocati proprio dalle eruzioni dello Stromboli.
Stamani a fare chiarezza ci ha pensato l’INGV con una nota ufficiale in cui ha spiegato: “Prima di tutto sgombriamo il campo da un equivoco: uno tsunami (o maremoto) può essere grande o piccolo, come un terremoto, un temporale o un’eruzione vulcanica. Anche uno tsunami di pochi centimetri, se generato per una perturbazione del mare indotta da un terremoto, da una frana o da un’eruzione vulcanica, rimane uno tsunami. È noto peraltro che anche uno tsunami di ampiezza pari a 50 centimetri possa essere molto pericoloso, a causa della sua grande energia e della lunghezza d’onda, che lo fa essere simile a un torrente in piena,” hanno evidenziato i vulcanologi. Nel caso di ieri, “a quanto si è capito finora osservando i dati delle telecamere e degli strumenti che hanno rilevato il fenomeno, lo tsunami è stato generato dall’impatto sulla superficie del mare di un flusso piroclastico piuttosto intenso, analogo a quello avvenuto all’inizio di ottobre (ma più intenso). In questo caso, diversamente dal 9 ottobre, la soglia di attivazione è stata superata, i dati sono stati trasmessi al sistema di allerta del Dipartimento di Protezione Civile che subito dopo l’identificazione del maremoto ha diramato l’allerta, facendo suonare le sirene. Infatti, i sensori di pressione ubicati al di sotto delle due mede elastiche che fanno da sentinelle alla Sciara del Fuoco hanno rilevato un’anomalia del livello del mare di circa 1.5 metri picco-picco (nel caso del 9 ottobre si erano registrati soltanto +/- 5 cm). In particolare, il segnale mostra una prima onda positiva di circa 50 cm e un successivo abbassamento di circa 1 metro. Seguono altre onde successive, di ampiezza confrontabile e poi decrescente. Anche il mareografo di Ginostra, appartenente alla Rete Mareografica Nazionale dell’ISPRA, ha rilevato un’anomalia di poco inferiore”.
L’evento più recente è stato quello del 30 dicembre 2002, ampiamente documentato anche dalle immagini fotografiche che pubblichiamo di seguito. Esattamente venti anni fa, un’eruzione analoga a quella di ieri provocò un violento maremoto in tutto il basso Tirreno con danni gravissimi, sei feriti, il danneggiamento di diverse imbarcazioni e l’evacuazione dell’isola. Lo tsunami colpì anche Calabria e Sicilia, ma fortunatamente visto il periodo invernale sulle spiagge non c’era nessuno, altrimenti sarebbe stata una strage.
Altri eventi importanti si sono verificati il 20 Agosto 1944, quando a Punta Lena il mare entrò per 300 metri nella terraferma lasciando una scia di migliaia di pesci spiaggiati; poi ancora l’11 settembre 1930 lo tsunami post eruzione colpì con violenza la zona di Ficogrande provocando due morti; un altro tsunami alle isole Eolie si è verificato il 18 luglio 1926, un altro ancora più forte il 22 maggio 1919 che provocò danni generalizzati arrivando fin sulle coste di Sicilia, Calabria e addirittura Campania; infine c’è lo tsunami del 3 luglio 1916 che è comunque stato più lieve di quelli successivi.
Tornando ai nostri giorni, il Centro Allerta Tsunami dell’INGV “sta seguendo con attenzione il fenomeno, in collaborazione con il Laboratorio di Geofisica Sperimentale dell’Università di Firenze e il Centro per il Monitoraggio delle Isole Eolie dell’INGV” in quanto resta alto il rischio che nuove esplosioni di Stromboli – passato stamani in allarme arancione per l’attività vulcanica – possano determinare nuovi tsunami su tutto il mar Tirreno e in modo particolare alle isole Eolie e nelle coste tirreniche di Calabria e Sicilia. La storia insegna, mentre sulla prevenzione c’è ancora molto da fare.