Il Capo Dipartimento di Protezione Civile Borrelli alle Eolie per l’apertura dei centri Ingv: al via il collaudo delle sirene di allertamento acustico in caso di tsunami
Stazioni di tipo sismico geodetico, stazioni geochimiche e stazioni multiparametriche per conoscere i livello eruttivo dei vulcani: nelle isole Eolie prosegue senza sosta l’attività di controllo e monitoraggio del suggestivo complesso vulcanico dell’arcipelago. Negli ultimi decenni, specie dopo le intense attività vulcaniche degli anni ’80 e poi lo tsunami che ha interessato Stromboli, Panarea arrivando a lambire anche Milazzo, la scienza ha fatto passi da gigante. Delle sette isole che compongono l’arcipelago eoliano, che si estende per 200 chilometri intorno al grande vulcano sottomarino Marsili, solo Lipari, Vulcano, Stromboli e Panarea sono interessate da un vulcanismo di tipo attivo e sebbene ogni vulcano presenta delle caratteristiche diverse, la storia eruttiva consente di stimare con un buona approssimazione i fenomeni che ci possiamo attendere dalle eruzioni future, vale a dire che nell’arcipelago eoliano è possibile prevedere eruzioni e conseguenti maremoti.
A raccontarci di questo nuovo traguardo, gli uomini e le donne dell’Ingv e della Protezione Civile, che nella giornata di ieri a Vulcano e Stromboli hanno ricevuto la visita speciale del Capo Dipartimento di Protezione Civile Angelo Borrelli e del Prefetto di Messina. Nelle due isole da ieri sono stati riaperti i centri informativi Ingv, presidi vulcanologici aperti alla cittadinanza e ai turisti per educare alla conoscenza dei vulcani e del territorio. Il centro di Ingv di Vulcano nasce nel 1992, dopo il fenomeni degli anni ’80, quando le fumarole del cratere de La Fossa ripresero vigore, provocando la frattura di piccole porzioni sul bordo del cratere, un aumento di gas e vapore e un brusco innalzamento della temperatura, che arrivò a sfiorare i 700° C.
Dagli anni ’90, a Vulcano 24 ore su 24 i sensori dell’Ingv monitorano i parametri indicativi dello stato del vulcano ed eventuali anomalie, valutate anche attraverso il percorso del magma, vengono subito comunicate al Dipartimento della Protezione Civile, che attiverà i livelli di attenzione, preallarme o allarme. L’ultima crisi del vulcano risale al 2004, esattamente due anni dopo lo tsunami del dicembre del 2002, partito appunto da Stromboli. Compreso che il maremoto del 2002 fu causato dalla combinazione di una frana sottomarina e subarea – ci racconta Franceso Italiano, Direttore della sezione Ingv di Palermo – vennero installate delle boe ondametriche davanti la Sciara del fuoco. Le boe sono in grado di registrare un’ eventuale onda anomala prodotta da uno scivolamento anche invisibile subacqueo. In caso di allerta il segnale verrà trasmesso al Coa, Centro Operativo Avanzato di Stromboli, che in tempo reale manderà l’allarme telefonico agli organi competenti che lo diramerà alla popolazione.
Il sistema di monitoraggio di Stromboli è attivo dagli anni ’70. Nel tempo alcuni parametri chimici che venivano monitorati periodicamente vennero sottoposti ad un controllo di tipo costante. Al sistema di monitoraggio sismico si aggiunsero quindi quelli relativi ai parametri della deformazione del suolo e del gas, da cui attingere preziose informazioni sullo stato di attività del vulcano. Essenziale dunque la sinergia fra i rilevamenti dell’Ingv e delle boe ondametriche posizione sotto la Sciara del Fuoco. In caso di anomalie e imminenti calamità, da oggi le sette sirene distribuite tra Stromboli, Ginostra, Panarea e Milazzo, entreranno in azione allertando la popolazione. Al collaudo del sistema delle sirene ha preso parte il Capo Dipartimento di Protezione Civile Angelo Borrelli.
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