Il prof. Enzo Siviero ha realizzato una proposta di progetto per quattro torri abitate integrate al Ponte sullo Stretto di Messina: si tratta di un’idea fantastica da poter integrare alla costruzione dell’infrastruttura
Per molti siciliani e calabresi parlare di Ponte sullo Stretto di Messina è un vero e proprio tabù, ma in realtà andrebbe inteso come il risultato di un percorso evolutivo sviluppatosi nell’arco di oltre 50 anni trascorsi in studi e ricerche. Ancora molti non sanno, altri fanno invece finta di non sapere, che esiste infatti un progetto approvato dal punto di vista tecnico dai maggiori studiosi internazionali ed attualmente nella disponibilità dell’ANAS. La società Stretto di Messina S.p.A. infatti, appartenente proprio al Gruppo ANAS, aveva la missione di realizzare e gestire l’infrastruttura ma fu posta in liquidazione (ai sensi della legge 17 dicembre 2012 n. 221) da parte di Mario Monti. Questo progetto è stato “ucciso” per legge dopo che lo Stato aveva già investito oltre 300 milioni di euro, ed altrettanti ne ha posti a garanzia di futuri contenziosi. Un mossa a dir poco suicida dal punto di vista economico in termini nazionali e disastrosa per tutto il Meridione. Come affermato dall’Ingegnere Enzo Siviero in un’intervista rilasciata ai microfoni di StrettoWeb, “se non ci fosse stata questa decisione, quanto meno improvvida, il Ponte sarebbe oggi transitabile e l’economia del Sud e del Paese intero ne avrebbe tratto enormi benefici”. Così, mentre nel mondo si continuano a costruire ponti, in Italia negli ultimi anni si è continuato con la politica del ‘No’, provocando un lento ed esonerabile declino, soprattutto al Sud dove l’assenza di un’infrastruttura così importante ha solamente accentuato il distacco sociale ed economico con il Nord e con il resto dell’Europa.
I ponti sono da sempre considerati un simbolo di unione tra luoghi e culture, così avrebbe potuto essere il Ponte sullo Stretto. Da possibile simbolo dell’ingegneria per rilanciare l’Italia nel Mondo, è diventato invece l’esempio perfetto di quelle “eccezioni che confermano la regola”. Sempre su queste pagine lo aveva raccontato l’Ingegnere Alessandro D’Armini, che immaginava il passaggio di una Funivia immersa nello scenario unico delle coste calabresi e siciliane, lo ha dunque ribadito il professor Siviero. Quest’ultimo in modo particolare, docente per lunghi anni nella facoltà di architettura dell’Università di Venezia e uno degli Opinion Leader del gruppo di esperti Lettera 150, ha realizzato un lavoro dal nome “Abitare il ponte”. “L’idea nasce dall’esigenza, tipicamente contemporanea, di integrare le infrastrutture per la mobilità, elementi determinanti del paesaggio in cui viviamo, con gli altri spazi abitati – spiega l’Ing. Siviero – . Nel Ponte sullo Stretto di Messina si intravede una straordinaria occasione per costruire un nuovo paesaggio attraverso l’abitare nell’accezione più estensiva del termine: prender dimora, lavorare, soggiornare, transitare ed incontrarsi in occasioni sociali. La posizione strategica di enorme suggestione del ponte, amplificata dall’altezza di circa 400 m delle pile che forniscono il vantaggio di un punto privilegiato di osservazione dello Stretto, sono i due elementi chiave che inducono a credere fortemente ad uno studio sulla fattibilità del progetto”. Il collegamento stabile avvicinerebbe la Regione più estrema del paese alle altre, tutte culturalmente differenti, ma tutte strette a contribuire al successo del nostro paese nel mondo. Appare così evidente che si debba lavorare e discutere non sull’opportunità di fare o no il ponte, ma su come farlo. Ecco di seguito la proposta di progetto per quattro torri abitate integrate al Ponte sullo Stretto di Messina del prof. Enzo Siviero:
“Il presupposto fondamentale su cui si intende lavorare è quello di non interferire con la redazione del progetto definitivo del ponte, in corso d’opera. Le torri potranno essere realizzate in un secondo momento rispetto al ponte, che manterrà quindi una totale indipendenza nei tempi di realizzazione. Allo stato attuale sono state fatte alcune verifiche dimensionali per valutare preliminarmente l’inserimento delle nuove strutture nel paesaggio dello Stretto e la compatibilità morfologica con il progetto preliminare del ponte. L’ipotesi valutata prevede la realizzazione di quatto torri, accoppiate a due a due, in adiacenza alle pile del ponte, sul fianco esterno. L’intera altezza delle torri avrà un rivestimento trasparente dal profilo curvilineo, per offrire meno resistenza al vento trasversale, ed aperto nella parte sommitale, per far passare i cavi di sospensione principali del ponte.
Ogni torre può avere uno sviluppo in altezza di 380 metri, escludendo il coronamento superiore, divisi in circa 80 piani, interrati esclusi. Ogni coppia di torri potrà essere collegata a quote coincidenti con i traversi delle pile del ponte, tramite spazi dalla funzione di rappresentanza che godranno di una vista privilegiata con una suggestiva prospettiva sull’impalcato e sullo scorrere dei veicoli sottostanti.
E’ stato ipotizzato che le torri possano accogliere diverse funzioni (sale conferenze, centri commerciali, uffici, abitazioni e alberghi) per le quali sono stati fatti dei computi di superficie di massima finalizzati a determinare le considerevoli quantità in gioco. L’attacco a terra degli edifici potrà essere integrato con gli svincoli di progetto del ponte, in modo da organizzare i flussi di traffico e costituire degli spazi di mediazione ed avvicinamento agli ambienti abitati superando differenti “scale di velocità di percorrenza” (dall’automobile, all’ascensore, ai corridoi interni di smistamento). I diversi ambienti, dai centri commerciali ai piani più bassi, sino alle residenze ed uffici ai piani più alti, parteciperanno al funzionamento di una “macchina” volta alla percezione del paesaggio circostante.
Il programma di studio prevede una fase di verifica della possibilità di sfruttare due caratteristiche del luogo e della posizione del ponte e trasformarle da potenziali elementi di conflitto con l’opera a risorse per la produzione di energia: da un lato il sole, tramite la produzione di energia fotovoltaica, e dall’altro l’aria. Quest’ultimo aspetto è di particolare interesse, perché rappresenta una delle ultime frontiere della tecnologia applicata alle torri, come dimostra ad esempio lo studio affrontato durante la progettazione della Nakheel Tower, nel cuore di Dubai. L’ipotesi è quella di far scorrere le correnti d’aria trasversali alle torri lungo una superficie di rivestimento curva e liscia, in modo da diminuire la resistenza della struttura all’aria e di conseguenza i costi di costruzione. Contemporaneamente, le due torri saranno sfalsate di qualche metro, per ricevere l’una dall’altra l’aria e raffrescare così gli ambienti interni ottenendo un importante risparmio energetico”.