Acireale, una vittima di pedofilia racconta la sua storia vent’anni dopo. A 14 anni veniva abusato dal suo parroco

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Ha taciuto la sua verità per vent’anni, ora è un uomo di 35 anni e vive a New York. Ma quando aveva solo 14 anni, il suo parroco abusava ripetutamente di lui. Teodoro Pulvirenti, oggi ricercatore medico, ha raccontato la propria storia alla sala stampa estera di Roma, nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’associazione anti-pedofili Caramella buona. Oggi, dopo tanti anni, Pulvirenti ha deciso di denunciare un sacerdote che – rimosso dal vescovo attuale solo il mese scorso – nel frattempo avrebbe abusato indisturbato numerosi altri minori. Su quest’uomo ora indaga la Procura di Catania e la Polizia postale. Non sono mancate le lacrime, durante il racconto di quei momenti sconvolgenti e dolorosi. E’ emerso, in particolare, che Pulvirenti a 14 anni era un ragazzo timido e introverso ed il sacerdote era un amico di famiglia, godeva quindi della fiducia dei genitori. “Gli volevo bene come a un padre, mi fidavo ciecamente di lui“, ha detto. Palpeggiamenti e baci sono iniziati dopo un periodo nel quale il ragazzo ha frequentato con sempre maggiore assiduità la parrocchia e il gruppo di ragazzi che girava intorno al prete. “Non avevo mai avuto una ragazza, non capivo cosa stava succedendo“. “Oggi mi chiedo come ho fatto a essere così stupido, se avessi reagito all’epoca…“. Ma l’abusatore era anche un “abusatore mentale“. E, soprattutto, “non ne parlavo a nessuno, non sapevo a chi parlarne, anche perché nessuno avrebbe creduto alle mie denunce contro di lui, il parroco, l’incantatore del popolo“. Non solo: “Ogni volta che provavo a tirarmi indietro mi tagliava fuori di tutto“. Oppure diceva: “Vai, racconta, vediamo chi ti crede“. Poi un tentativo di suicidio, anni di psicoterapia, il tentativo di parlare, prima a un confessore, poi a uno terapeuta, infine ai genitori e alla Caramella buona. Un racconto lungo quello di Pulvirenti, con in mano un rosario. Lui stesso dichiara: “Credo ancora in Dio, ma non credo più nella Chiesa“. Nel corso della conferenza stampa è stato reso noto il nome del sacerdote, don C.C., decano della basilica di San Sebastiano, ed è stato fatto ascoltare l’estratto di un audio di un colloquio recente con il sacerdote registrato a sua insaputa dal giovane uomo, e disponibile sul sito del giornale che per primo si è occupato della storia, il magazine siciliano ‘S’ (www.livesicilia.it). Nell’audio, con qualche difficoltà, si ascolta il sacerdote che ammette: “Ti inseguivo, e qui forse è stato l’errore, inseguivo il tuo desiderio di essere voluto bene, ed io questo lo facevo non ponendomi limiti. tu forse non ricordi, ma io quasi mai ho preso l’iniziativa. Avvertivo che avevi bisogno di essere abbracciato… Ma è stato una volta?“. “ – risponde Pulvirenti – un paio di volte“. “Io avevo solo il ricordo di una volta. Mi sembrava di farti del bene, di liberarti. E’ stato un modo per dirti che ti volevo bene nella maniera più intima“. E questo risale agli abusi di vent’anni fa, ma di abusi ce ne sono stati altri.  Secondo quanto riferito dal presidente dell’associazione Roberto Mirabile, la vicenda è stata denunciata alle autorità ecclesiastiche. Ecco i fatti nelle parole di Mirabile: “La Caramella buona a maggio 2011 segnala il caso a mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della congregazione per la Dottrina della fede in Vaticano, che risponde con lettera datata otto giugno 2011 (distribuita in copia ai giornalisti, ndr.), quindi a mons. Vittorio Vigo, all’epoca ancora vescovo di Acireale. Monsignor Scicluna nella lettera comunica che competente è il vescovo Vigo, il quale non ha mai risposta alla nostra segnalazione del giugno 2011“. Poi, a Settembre, lo stesso Pulvirenti ha denunciato la vicenda a un vescovo che conosce, monsignor Paolo Urso, ora vescovo di Ragusa (anche questo incontro viene registrato). La storia fu pubblicata la prima volta dal magazine “S”, il 25 febbraio. Lo stesso giorno, l’attuale vescovo di Aci Reale, monsignor Antonino Raspanti, ha invitato il sacerdote della sua diocesi accusato di pedofilia ad “allontanarsi dalla sua sede“. Lo stesso Raspanti, a quanto riferito, ha telefonato ieri a Pulvirenti per informarlo che non sarebbe potuto essere presente a Roma alla conferenza stampa odierna. Inoltre, secondo Mirabile sarebbe rinomata la vicinanza del sacerdote all’arcivescovo di Palermo. Sebbene il reato nei confronti di Pulvirenti sia ora caduto in prescrizione per la giurisdizione italiana (non per la normativa ecclesiastica), sulla base delle informazioni raccolte dalla Caramella buona, la pm di Catania, Marisa Scavo, ha aperto un fascicolo affidando alla polizia postale le indagini. Pare infatti che, secondo quanto affermato da Pulvirenti, “c’è chi si nasconde perché ha subito” molestie sessuali dallo stesso prete, a partire da una ragazza, della quale non è stata rivelata l’identità, che a sua volta ha denunciato nel 2000 al vescovo Urso gli abusi del sacerdote. Per Mirabile, oltre all’ipotesi di “favoreggiamento“, ci sarebbero “testimonianze scritte” su altri minori che hanno subito abusi in periodi più recenti per i quali la prescrizione non sarebbe ancora scattata. Così, l’Associazione Caramella buona ha già promosso la denuncia nei confronti di don Ruggero Conti, un sacerdote della diocesi di Fiumicino di recente condannato in primo grado dal tribunale di Roma a 15 anni e quattro mesi.
La scelta della sala stampa estera, ha spiegato Mirabile, è stata fatta perché “la stampa italiana ha un ruolo importantissimo, ma sembra che sia più facile occuparsi della lettera del Papa agli irlandesi che di quello che succede sotto casa“. Il caso di don Conti, ha detto, è stato “all’attenzione della stampa di tutto il mondo“, non altrettanto in Italia. Il presidente della Caramella buona ha inoltre riferito che la sua associazione era stata inizialmente accreditata ad un convegno sulla pedofilia del clero che si è svolto di recente alla Pontificia università Gregoriana, ma l’accredito è stato depennato in seguito ad una telefonata di “alte sfere vaticane”.

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