Poi rivolgendosi ancora all’aula il presidente della Regione ha aggiunto: “Sappia l’aula che nelle risultanze di questa lunga indagine non esiste un video, un contatto illecito, una relazione di servizio fatta da chi di competenza, una telefonata o un solo fatto, un patto, uno scambio, un favore, un solo vantaggio o un contatto che provi una mia responsabilità“. E riferendosi a Cosa nostra ha ribadito: “Con questi soggetti non ho avuto nessuna relazione, nessuno scambio. Sono d’accordo con chi sostiene che il solo contatto con loro è riprovevole infatti non ci sono stati né contatti né qualcosa che assomigli a una contropartita, seppure alacremente cercata dagli inquirenti per anni e anni. Faccio queste considerazioni non per indurvi a propendere per il giustizialismo piuttosto che per il garantismo, io non sono un garantista“.
Lombardo è stato un fiume in piena: “Si smetta con la barbarie strumentale di invocare dimissioni, di fomentare le persone e le istituzioni ancora prima non dico di una sentenza definitiva o di primo grado ma ancora prima che abbia inizio un processo. Comunque è per me una scelta dovuta al rispetto che nutro per le istituzioni. E io ho già detto e ripeto oggi che mi dimetterò prima che un verdetto del giudice venga pronunciato: di un rinvio a giudizio o di archiviazione. Il verdetto, qualunque sia raggiungerà il cittadino Raffaele Lombardo e non il presidente della Regione. Lo faccio anche per la stima che nutro nei confronti di tutti voi deputati ma anche del Governo che presiedo, persone integre, trasparenti, competenti e generose. Il nostro governo – ha aggiunto ancora – a differenza di altri, non è neppure sfiorato da un sospetto. Non si sono compiuti atti che possono essere sospettati di interesse di parte più o meno illecito. E questo a onore e vanto della Sicilia, mentre in altre regioni i governi sono ben più che sfiorati da sospetti“.