Calcio scomesse: la riflessione di Monti, “sospendere il calcio per due-tre anni”

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Il presidente del Consiglio Mario Monti, ieri al termine del vertice italo-polacco, risponde alle domande dei giornalisti sullo scandalo scommesse che sta travolgendo il calcio italiano: “Bisogna riflettere e valutare se non gioverebbe molto alla maturazione di noi cittadini italiani una totale sospensione di questo gioco per due-tre anni“, dice il premier, precisando poi che “non si tratta di una proposta del Governo, ma una domanda da farsi. E’ un desiderio che qualche volta io, che pure sono stato molto appassionato di calcio tanti anni fa, dentro di me sento“. “E’ particolarmente triste – prosegue Montiquando un mondo che deve essere espressione di valori alti, come lo sport, si dimostra un concentrato di aspetti tra i più riprovevoli come la slealtà, l’illegalità e il falso“.
Monti punta l’indice anche sui fatti di Genova dello scorso 22 aprile, quando un gruppo di ultras genoani provocò l’interruzione della partita di campionato contro il Siena a Marassi, costringendo i giocatori rossoblù a levarsi le maglie. Il premier ribadisce che “si dovrà approfondire quanto avvenuto, un invisibile ricatto pieno di omertà con giocatori che si sono tolti la maglia di fronte a chissà quali minacce poteri occulti, dando vita a uno spettacolo spaventoso“.
Intanto la riflessione del premier ha prodotto i primi commenti del mondo del calcio; Zamparini (presidente Palermo) “si vergogni“, Preziosi (presidente Genoa) “allora dovremmo vivere senza governo“, e il presidente della Figc Abete: “fermare il calcio sarebbe una mortificazione e una perdita di altri posti di lavoro. Il calcio non è né meglio né peggio della società civile, dell’economia, della finanza“.
E’ logico che solo l’idea di poter fermare il calcio in Italia spaventa tutti coloro che vi ruotano intorno, presidenti, calciatori, ultrà o semplici appassionati. Ma oggi il gioco del calcio è davvero solo uno sport che riempie le giornate degli appassionati e crea posti lavoro?
Qualsiasi italiano medio non saprebbe immaginare la domenica senza partite, e il mercoledì senza la champions. Il calcio, col tempo, è diventato una droga di cui il popolo italiano in piena overdose, ma mai sazio, non può farne a meno. Ma se dietro un rettangolo di gioco e 22 calciatori, ci sono interessi delle mafie attratte dall’idea di riciclare il proprio denaro sporco, match taroccati, atleti strapagati, e ultrà stra-fomentati forse il pensiero di fermarsi anche solo per  abbattere il sistema formatasi fino ad oggi e ricominciare da zero potrebbe essere anche più di un idea.

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