Rometta (ME): a quasi un anno di distanza dalla morte di Martina De Gaetano, condannato a tre anni il suo investitore

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Martina De Gaetano

Il 6 luglio di un anno fa la sedicenne Martina De Gaetano perse la vita in un tragico incidente stradale avvenuto a Rometta Marea. Alla guida dell’auto che la travolse c’era il venticinquenne Marco Cappuccio. Per il giovane è giunta ieri la condanna del giudice dell’udienza preliminare di Messina, Maria Teresa Arena. A Cappuccio sono stati inflitti 3 anni di reclusione con l’accusa di omicidio colposo. Mentre, con grande stupore da parte di chi attendeva giustizia, Cappuccio è stato assolto dall’accusa di aver guidato sotto l’effetto di sostanze stupefacenti relativo a quella tragica notte che costò la vita alla povera Martina.
Il rinvio a giudizio a sostegno dell’accusa in udienza preliminare era stato chiesto dal sostituto procuratore di Messina, Alessia Giorgianni, lo stesso magistrato che seguì le indagini immediatamente dopo il fatale incidente.
Il luglio scorso il magistrato incaricò, per l’autopsia, il medico legale Elvira Ventura, che eseguì l’esame alla presenza di due periti: il dottor Nino Bondì per la famiglia De Gaetano e la dottoressa Patrizia Napoli per la famiglia di Cappuccio. Secondo quanto ricostruito dal magistrato, Cappuccio quella sera tenne una condotta “imprudente, negligente e imperita” alla guida della sua Mini Cooper e investì Martina mentre la giovane attraversava a piedi la Statale 113. Sempre secondo il magistrato, il conducente dell’auto era “sotto effetto di cannabinoidi, in violazione dell’art. 187 del Codice della strada” e viaggiava a una velocità superiore al limite di 50 km. Non sono ancora del tutto chiare le motivazioni della sentenza per le quali l’accusa legata all’assunzione di sostanze stupefacenti non abbia retto.
Il gup Arena, probabilmente rifacendosi a un concetto più volte richiamato dalla Cassazione, ha considerato il caso come specifico, e per questo motivo non dimostrabile concretamente. In altre parole, in caso di incidente stradale non basta provare successivamente la generica assunzione di cannabinoidi, ma è necessario dimostrare che l’assunzione sia stata la causa di un effettivo stato di alterazione psicofisica. Troppo pochi tre anni secondo la famiglia De Gaetano, e anche secondo tutta la comunità romettese che conosceva e amava il sorriso di Martina e che non può dimenticare la sua gioia di vivere. Tanta è l’indignazione da parte dei suoi genitori, Nino e Cecilia e della sorella Simona, che fanno fatica a comprendere l’esito della sentenza. Anche se vera giustizia non ci sarà mai, e niente potrà restituire Martina ai suoi cari, la sua famiglia, come chissà quante altre famiglie nella stessa situazione, invoca una legge sull’omicidio stradale che, purtroppo, ancora non c’è. Una proporzione della pena per “difendere la dignità di chi non c’è più“. La sua grande dignità Martina l’ha mostrata attraverso l’atto generoso dei suoi cari, che hanno detto si alla donazione degli organi. E il 5 luglio si svolgerà l’intitolazione ufficiale della Villa Comunale di Rometta a lei, che amava passare del tempo lì insieme ai suoi amici, a giocare, ridere e ballare. Villa Martina sarà solo uno dei tanti gesti concreti per ricordare una ragazza che continua a vivere nel cuore di tutti.

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