“In quel momento – scrive Schettino – bisognava essere lucidi, la priorita’ non era individuare i colpevoli, ma agire, senza perdere la calma. Il dilemma era: evacuare o non evacuare la nave? Evacuare oltre 4mila persone con una nave in movimento ha i suoi rischi. Disporlo sarebbe stato quasi una liberazione per me, ma la coscienza non mi ha concesso di farlo a cuor leggero“. Fossimo sbarcati “piu’ al largo, su un fondale piu’ alto – ipotizza Schettino – il rischio era di un affondamento totale. Mi rincuora vedere – ammette – che i dati emersi dall’analisi della ‘scatola nera’ confermano le mie dichiarazioni rese quando sono stato interrogato“. E poi ancora: “attaccare me e il mio comportamento e’ stata la cosa piu’ facile fin dall’inizio“, laddove “questa vicenda ha responsabilita’ e dinamiche molto piu’ complesse“. Il comandante inoltre esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime ma, d’altro canto, si dice sicuro del fatto che “in quel momento una mano divina si e’ posata sulla mia testa. Se avessi continuato su quella rotta, avremmo colpito lo scoglio con la prua. Sarebbe stata un’ecatombe“. Il Codacons invece tuona: “la revoca dei domiciliari? Ce lo aspettavamo“. “Speriamo solo – aggiunge l’associazione dei consumatori – che ora al comandante della ‘Costa Concordia’ sia inibita la possibilita’ di navigare alla guida di imbarcazioni. Se cosi’ non fosse, valuteremo le dovute azioni legali in tale direzione“.
Costa Concordia, Schettino è libero. La lunga autodifesa del comandante nel suo memoriale
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