Siria; i ribelli assediano Damasco mentre in un solo attentato vengono decapitati i vertici del potere

StrettoWeb

di Daniele Ingemi – Come preannunciato più volte dall’ala sunnita dei ribelli siriani la presa della capitale Damasco è sempre più vicina. Ormai ci stiamo avvicinando alla battagli campale con le forze governative fedeli al presidente Assad, pronte a respingere con l’artiglieria pesante l’attacco dei ribelli, armati di fucili, mitra e RPG. Ma nella giornata odierna un gravissimo attentato è riuscito a decapitare i vertici del governo di Assad, infliggendo una durissimo colpo al presidente siriano, già messo a dura prova dalle defezioni del suo esercito. Il ministro della Difesa siriano e il capo dell’intelligence militare, cognato di Bashar al Assad, sono morti nell’attentato contro il palazzo della sicurezza a Damasco nel quale, secondo gli attivisti, sono rimasti uccisi o feriti ”tutti i membri della cellula di crisi che dirige le operazioni contro i ribelli”. Secondo fonti governative, da confermare, l’attentato sarebbe avvenuto mentre era in corso la riunione tra diversi ministri del regime e i vertici dell’intelligence. Per la tv di stato siriana si tratterebbe di un kamikaze, mentre fonti della sicurezza parlano di una bomba piazzata dall’interno, da qualcuno magari infiltrato nelle file governative per annientare gli uomini più fedeli di Assad. Un pieno spietato che però non deve stupirci visto l’inquietante capacità organizzativa dei reparti dei servizi segreti siriani. Quel che è certo è che nel palazzo nel quale è avvenuto l’attentato dinamitardo le misure di sicurezza erano severissime. La zona di Piazza Rauda, nel quartiere di Abu Roummaneh, vicina alle ambasciate italiana e americana, era una delle più blindate della capitale siriana. Difficile dunque evitare i controlli, tanto che, tra le ipotesi emerse c’e’ anche quella di un ruolo attivo nell’attentato di un ex body guard di funzionari vicini ad Assad. Subito dopo l’attacco, secondo le testimonianze di attivisti, l’esercito ha blindato l’ospedale nel quale sono stati portati i feriti. Intanto nella mattinata odierna sono ripresi i bombardamenti governativi su alcuni quartieri di Damasco, specie quelli meridionali, stando a quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che ha aggiunto che ieri almeno 29 militari governativi sono stati uccisi nelle violenze in tutto il paese, insieme a 66 civili e una ventina di ribelli. Nuovi scontri, secondo l’Ondus, sono avvenuti la notte scorsa nei quartieri di Midan e Kafaksouseh nella capitale. Ma gli scontri continuano ad andare avanti, tanto che con l’avvicinarsi dei ribelli al centro di Damasco, dove ogni tanto vengono udite raffiche di mitra isolate, lo scontro fra i ribelli e i lealisti rischia di inasprirsi ulteriormente, con serie conseguenze sulla popolazione che rimane la vera vittima di questo conflitto, ormai divenuto fratricida. Ma quello che preoccupa di più gli osservatori e gli analisti internazionali è la grande determinazione messa sul campo dalle truppe fedeli ad Assad per annientare la minaccia dei ribelli e i loro proclami anti-regime. Intanto il regime conta nuove diserzioni tra le file delle forze armate siriane. Due generali di brigata hanno superato in nottata il confine con la Turchia, portando così a 20 il numero di ufficiali che hanno abbandonato Assad. “Circa 330 siriani, inclusi due generali di brigata, sono fuggiti in Turchia nella notte”, ha reso noto un funzionario del ministero degli Esteri turco. Se continueranno altre defezioni il regime di Assad rischia di frantumarsi in mille pezzi, costringendo lo stesso presidente Assad o lasciare in fretta e furia il paese per non cadere nelle mani dei ribelli. Ma il quadro geopolitico siriano è molto più complicato del previsto visto i tanti appoggi esterni che continuano ad armare le truppe ribelli, molto disordinate sul campo, ma al tempo stesso combattive è in grado di apportare dei durissimi attacchi ad un regime già in agonia.

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