Emiliano Bonazzoli e la Reggina, una storia strana, lunga, piena di emozioni, sudore,attaccamento, sacrificio, fatica e tanto amore. L’amore che Bonazzoli ha dato per la maglia amaranto e per la squadra amaranto, quello sì, è indiscutibile. Dimezzarsi l’ingaggio per due anni di fila, sapendo di essere l’ovvio leader della squadra, non è da tutti. Emiliano Bonazzoli è un esempio. Lo è sempre stato, dalla prima partita in amaranto, all’Olimpico di Roma, contro la Lazio di Roberto Mancini, era il 25 Gennaio del 2003, e fu lui a siglare lo 0-1 finale, con un tocco morbido dopo una cavalcata in cui riuscì a sovrastare Jaap Stam, che regalò alla squadra di Gigi De Canio il primo successo esterno del campionato. Da quella partita sono passati quasi 10 anni, Bonazzoli salvò con i suoi gol gli amaranto in quell’annata, segnò il decisivo 2-1 a Bergamo nello spareggio contro l’Atalanta, momenti storici. L’anno successivo, pur non riuscendo a trovare quasi mai la via della rete, era già diventato il simbolo della Reggina, era già un Capitano, per quello che era il suo atteggiamento in campo. A lottare, contro tutto e contro tutti, per una sola causa: la Reggina. Addirittura nella prima stagione di Mazzarri a Reggio, Emiliano era l’unico attaccante in rosa, assieme a Marco Borriello. Si sobbarcò da solo il peso di tutto l’attacco, senza mai deludere e realizzando reti strepitose, come quella segnata a Peruzzi in un altro Lazio-Reggina, terminato poi 1-1. Nell’estate del 2005 le strade si separarono e Bonazzoli, dopo aver segnato agli amaranto con le maglie di Sampdoria e Fiorentina, tornò nella sua casa, con l’obiettivo di riportare in serie A la città che tanto l’aveva amato e che tanto lui ama. Purtroppo non ci è riuscito. Ci è andato vicinissimo con Atzori, proprio nell’anno in cui era ai margini della rosa e con quel folle, bellissimo ed ammirevole gesto, che testimoniava tutto il suo attaccamento, rientrò da vera e propria guida della giovane squadra. I suoi 19 gol non bastarono, il calcio è spesso spietato e nessuno potrà mai dimenticare la partita di Novara. Anche un cieco direbbe che a meritare il passaggio del turno non erano i calciatori con le magliette blu. Ma è uno sport in cui non sempre vince chi merita. Un po’ come Bonazzoli, che merita ben altro dalla Reggina. Un attaccante che non ha il gol facile, ma l’attaccante vero non è solo quello che segna 20 reti a stagione. Purtroppo non tutti la pensano così. Paradossalmente Davide Dionigi sì. E allora un minimo di speranza c’è per vedere Emiliano, che ancora non ha trovato un’alternativa alla Reggina, continuare a sudare per la maglia amaranto, perché Emiliano sente di poter dare qualcosa al calcio, non merita di andare via così, senza neanche un saluto, dopo un’annata che lo ha visto scomparire piano, in silenzio. Emiliano è un guerriero e i tifosi della Reggina sarebbero ben contenti di vederlo rimanere. Almeno quelli veri, quelli che amano la Reggina e quindi amano Bonazzoli.