‘Ndrangheta, l’appello di Monsignor Nunnari ai detenuti

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Monsignor Nunnari racconta come un commerciante gli disse: “anche voi della Chiesa adesso avete il vostro racket” mostrandogli un blocchetto di raccolta-fondi per la festa patronale di una frazione del Reggino. “In cambio – riferisce Nunnari – il comitato dei festeggiamenti di cui facevano parte molti esponenti della ‘ndrangheta avevano preteso cinque milioni di lire: allora la nostra risposta fu la sospensione della festa e la chiusura della chiesa. Ecco perche’ – aggiunge – nel mio appello ho voluto dire basta con la strumentalizzazione della devozione alla Madonna e ai Santi a cui solo cuori purificati e semplici possono accostarsi. Ecco perche’ ai mafiosi ho ricordato che se Cristo e’ la vita e la verita’, il loro agire li mette dalla parte della morte e della menzogna“. In Calabria “c’e’ bisogno di ‘segni forti’ – ha aggiunto – meno conferenze sulla legalita’ e piu’ comportamenti coerenti. Occorre un’autentica rivoluzione culturale, la politica va rinnovata: dalla Regione, dalle Province, dai Comuni, devono arrivare messaggi forti, ‘segni’ credibili“. L’invito lanciato da Nunnari fa eco al grido del Beato Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi in Sicilia : “Convertitevi! Un giorno verra’ il giudizio di Dio“. Il Papa stesso allora rese omaggio ai genitori del giudice Rosario Livatino, il magistrato vittima della mafia per il quale e’ in corso la causa di beatificazione: “Una figura eccezionale – conclude Nunnari – che ammoni’ tutti affermando che cristiani non vuol dire essere credenti ma credibili

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