‘Ndrangheta, stati generali al porto di Gioia Tauro, i pm: il rischio cosche c’è ancora

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E’ quanto emerso dalla seconda giornata degli Stati generali del porto promossi dall’europarlamentare del Pd Pino Arlacchi in collaborazione con le amministrazioni comunali di Gioia Tauro e San Ferdinando. Il rischio cosche al porto di Gioia Tauro non è ancora stato debellato. Tra gli altri, presenti agli stati generali il prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli, il procuratore della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo ed il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Michele Prestipino. ”Il porto – ha affermato Creazzosorge in uno dei territori a piu’ alta densita’ mafiosa e le cosche sono riuscite ad accaparrarsi i lavori dei subappalti sin dalla costruzione grazie anche all’appoggio di parte della politica. E se prima le aziende erano direttamente mafiose, oggi, come hanno dimostrato numerose inchieste, operano aziende che hanno stipulato patti collusivi con aziende lecite. Il porto quindi e’ una grande occasione per le famiglie di ‘ndrangheta di accaparrarsi imprese pulite”. Creazzo ha inoltre ricordato che solo negli ultimi anni la Procura di Palmi ha avviato 145 indagini su notizie di reato e ha sottolineato che comunque le attivita’ di controllo sono efficaci e danno risultati investigativi importanti.
Prestipino ha menzionato la provocazione della presidente di Contship Italia, Cecilia Battistello, che, in un’intervista ad un quotidiano nazionale, disse che paradossalmente per migliorare la produttivita’ del porto sarebbe stata disponibile a fare un patto con la ‘ndrangheta. ”Ovviamente – ha dichiarato Prestipino quella era una provocazione, ma ci sono stati molti imprenditori che hanno scelto strategicamente di fare un patto con la ‘ndrangheta. Oggi non c’e’ piu’ un’attivita’ predatoria, ma le cosche tendono a farsi impresa in modo subdolo, soprattutto attraverso patti collusivi che nascono con imprese non mafiose”. Il magistrato ha quindi ricordato che sul fronte della droga, ”tra gennaio 2009 e marzo 2011 abbiamo fatto sette sequestri di cocaina individuando quasi 2.000 chilogrammi. Da marzo 2011 ad oggi abbiamo effettuato 32 sequestri, quasi uno al mese, rinvenendo 2.900 chilogrammi. Un’attivita’ lucrosa che le cosche possono gestire grazie al controllo del territorio”. ”Chi sta in quest’area – ha concluso Prestipino rivolgendosi alle imprese che operano nell’area portuale – deve abbandonare le facili suggestioni secondo le quali la ‘ndrangheta e’ invincibile. Noi ci siamo e continuiamo a fare il nostro lavoro di squadra con polizia, carabinieri, guardia di finanza e dogana ma occorre anche una risposta efficace da parte delle imprese che operano nel porto”.

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