Arrestato Franco Fiorito, è accusato di peculato

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L’ ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito è stato arrestato dal nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza.

Nei riguardi di Franco Fiorito la Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica. L’ex capogruppo del Pdl – che è già stato trasferito in carcere – è accusato di peculato. Militari del Nucleo di polizia valutaria delle Fiamme Gialle stanno anche eseguendo una decina di perquisizioni.

Pericolo di reiterazione del reato. E’ quanto indicato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla magistratura romana nei confronti di Franco Fiorito. Tra le perquisizioni che la Guardia di Finanza sta eseguendo c’é anche quella dell’abitazione romana dell’esponente politico. “Stiamo valutando le motivazioni addotte dai magistrati”, ha commentato l’avvocato Enrico Pavia, uno dei legali di Fiorito.

FALSIFICO’ FATTURE, NUOVE ACCUSE PER FIORITO – Calunnia e falso: questi i reati per i quali l’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito, sottoposto ieri mattina ad un nuovo interrogatorio di circa cinque ore dal Pm Massimiliano Siddi, è stato iscritto nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Viterbo. Ed è terremoto nel partito regionale: con lui indagati per diffusione di documenti falsi anche quadri del Pdl del Lazio, componenti del coordinamento regionale. Chi diffuse insomma con Fiorito le fatture gonfiate per screditare alcuni consiglieri. L’inchiesta sulla falsificazione delle fatture relative alle spese sostenute dal suo successore Francesco Battistoni e pagate con i fondi del gruppo consiliare va avanti spedita e non si escludono colpi di scena.

Sul registro degli indagati sarebbero finito una fetta del partito, dirigenti che avrebbero contribuito a vario titolo a diffondere il dossier contenente le fatture false, in particolare alcuni componenti del coordinamento Pdl del Lazio. Vincenzo Piso e Alfredo Pallone smentiscono ma il terremoto è in atto. A Piso va la solidarietà di Gianni Alemanno e di un gruppo di consiglieri del Pdl del Campidoglio. Le copie delle fatture taroccate, poi distribuite alla stampa, furono fotocopiate nell’ufficio di Piso in via dell’Anima, così almeno ha raccontato Fiorito al Pm. La distribuzione dei documenti contabili alla stampa fu decisa in una riunione il 12 settembre scorso, nell’intento di avviare una sorta di “operazione pulizia” e denunciare i consiglieri spreconi. Fiorito ha anche raccontato che il 18 agosto scorso, nel pieno delle scontro sulla sua sostituzione alla guida del gruppo, quando lo scandalo dei fondi ancora non era esploso, il suo successore Battistoni, si presentò alla sua segretaria e le intimò di aprile l’ufficio. Con lui c’erano il suo commercialista di fiducia e il suo avvocato. “Sono il nuovo capogruppo, ho diritto ad entrare”, disse Battistoni sottolineando che Fiorito ancora non aveva provveduto al passaggio delle consegne. La segretaria lo fece entrare. I tre restarono nell’ufficio alcune ore e uscirono con due faldoni. Anche questo particolare sarà approfondito dagli inquirenti: è un capitolo della sanguinosa faida nel Pdl laziale? L’ex capogruppo Pdl era stato già interrogato per oltre quattro ore il 23 settembre scorso, in veste di testimone, in merito a una denuncia per diffamazione presentata da Battistoni contro il giornalista Paolo Gianlorenzo, ex direttore dell’Opionione di Viterbo, che il 14 settembre, su un sito internet, aveva pubblicato i Pdf delle fatture, definite “evidentemente e grossolanamente contraffate” dal procuratore capo Alberto Pazienti. Fiorito negò di aver consegnato il dossier a Gianlorenzo e, soprattutto, dichiarò che i documenti in suo possesso, consegnati alla procura della Repubblica di Roma, dove è indagato per peculato, sono assolutamente autentici e le cifre indicate sulle fatture corrispondono a quelle effettivamente liquidate dal gruppo Pdl. Concetto che ha ribadito anche durante l’interrogatorio di oggi. Evidentemente, però, gli inquirenti non gli hanno creduto, tanto che lo hanno indagato per calunnia e falso. L’inchiesta di Viterbo, dopo gli ultimi sviluppi, è arrivata a una svolta.

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