Il “guazzabuglio malavitoso” sulla questione rifiuti nella Piana di Gioia Tauro parte nei primi mesi nel 2000 quando una società emiliana, Iren Emilia, sbarca in terra calabra e si insedia nelle società Fata Morgana Spa, il 5 Ottobre del 2000, e Piana Ambiente, il 17 Ottobre del 2000. La società emiliana detiene, anche attualmente, un pacchetto azionario pari al 25% delle quote azionarie. Fondamentale per capire il grado dell’infiltrazione è la relazione della commissione parlamentare di inchiesta sulla questione rifiuti. Difatti nella relazione si cita l’indagine Rifiuti, condotta dal Gico della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dal Ros dei carabinieri di Roma a partire dal 2001, che mette in risalto la struttura dell’infiltrazione della malavita nella raccolta dei rifiuti in provincia di Reggio Calabria. L’inchiesta tirava in ballo alcune famiglie: i Condello, i Libri, i De Stefano in prima fila. A questo schieramento, sempre secondo le inchieste, farebbero riferimento anche gli Imerti e gli Zito. Il resto è storia piuttosto recente: la società Piana Ambiente, con sede a Gioia Tauro, messa in liquidazione per dissesto economico, i lavoratori non stipendiati e la cassa integrazione non pagata. La promessa della costituzione di un consorzio da parte dei sindaci, che rappresentano la maggioranza delle quote sociali, con l’obbligo morale di assumere i dipendenti e assicurare continuità del servizio. Il risultato di tutto ciò? Cumuli di spazzatura per le strade delle cittadine della Piana di Gioia Tauro, i lavoratori che protestano perchè lesi i loro diritti e i cittadini inermi di fronte ad una situazione di difficile risoluzione.