Messina: vendita magazzini generali ex Silos Granai, chi è Vincenzo Vinciullo?

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L’affare si è concluso. Il comune di Messina ha comunicato, con una buona dose di entusiasmo, la vendita dell’edificio ex magazzini generali (messo all’asta per € 4.890.000) alla ditta immobiliare 4V di Vincenzo Vinciullo. Il responsabile del Servizio Dismissioni Ing. Armando Mellini – tramite la Gazzetta del Sud – esprime tutta la sua soddisfazione per “un’operazione che è anche di valorizzazione urbanistica”.  Nel corso degli anni sembra che in materia di dismissioni patrimoniali, Palazzo Zanca abbia svolto un eccellente lavoro, meglio di qualsiasi altro comune del mezzogiorno.

Ieri mattina è giunta al comune l’unica offerta relativa agli ex mercati generali con la quale è stata aggiudicata la vendita. Si tratta un’offerta mista da parte della ditta immobiliare 4V di Vincenzo Vinciullo presentata nel corso del pubblico incanto; l’importo versato nelle casse di Palazzo Zanca è del 10%€ 489.000 – e il 29,73% viene coperto con permute immobiliari. Un paradosso incredibile, se consideriamo che il Comune ha deciso di dismettere i propri beni immobiliari proprio perchè non riesce a sopportarne i costi di manutenzione. Sembra allora quantomeno “strano” e “particolare” che oggi Palazzo Zanca decide di svendere clamorosamente un bene così importante per avere in cambio altri beni immobiliari, di cui dovrà comunque accollarsi i costi manutentivi!

Ma torniamo agli ex mercati generali. Il vecchio edificio, costituito da un fabbricato a due elevazioni fuori terra, oltre al piano interrato, è destinato alla demolizione per far spazio ad un fabbricato a sette elevazioni fuori terra, più seminterrato, per il quale la Commissione Edilizia Comunale ha già espresso parere favorevole di conformità allo strumento urbanistico e la Giunta municipale, ed ha approvato il progetto in via amministrativa. Cosa sorgerà al posto dell’edificio che anni fa ospitava la “Silos Granai” (azienda produttrice di farina per l’industria panaria e della pasta) non si sa ancora. Il progetto preliminare prevede il cambio della destinazione d’uso da magazzini generali ad attività commerciali e/o direzionali e residenziali.

Ma chi è l’imprenditore Vinciullo, che attraverso la propria ditta immobiliare, senza l’accenno di una minima concorrenza ha portato a compimento un vero e proprio affare low cost?
Vincenzo Vinciullo è il proprietario della “Vinciullo Corporate”, azienda operante nel settore edile e siderurgico da oltre 40 anni, la quale svolge la propria attività principale nel settore dell’edilizia privata per la costruzione di complessi residenziali.

Il giornalista-pacifista Antonio Mazzeo, in un’inchiesta tratta dal libro “I Padroni del Ponte – Affari di Mafia  nello Stretto” e pubblicata qualche anno fa dal blog www.enricodigiacomo.org del messinese Enrico Di Giacomo, lo dipinge come imprenditore edile di spicco nel territorio della provincia di Messina. Ma non è tutto, secondo la Commissione Parlamentare Antimafia, il Dott. Enzo Vinciullorivestirebbe un ruolo di sicuro rilievo nelle sponde imprenditoriali di Cosa Nostra, rientrando in quel novero di affaristi risultati a disposizione – personalmente e con le loro strutture aziendali e societarie – degli interessi di gruppi mafiosi, permettendo il comodo reinvestimento in attività apparentemente lecite di capitali di provenienza illecita”. L’inserimento di Vinciullo nelle dinamiche economiche delle cosche siciliane trova un riscontro documentale nell’informativa del Ros “Grande Oriente” del 30 luglio 1996, scaturita dalle confidenze rese dal mafioso Luigi Ilardo (cugino del boss Giuseppe Madonia) ed anche in relazione ai “pizzini” inviati da Provenzano e con i quali il boss impartiva le sue disposizioni. Il nome del rappresentante di prodotti siderurgici compare proprio in una delle missive consegnate da Provenzano ad Ilardo, in ordine alla soluzione di uno scontro fra Cosa Nostra catanese e quella palermitana per le ingenti somme (circa cinquecento milioni di vecchie lire) provenienti dall’estorsione in danno delle Acciaierie Megara di Catania. Nelle lettere si faceva riferimento ai contatti tenuti dal clan con Vincenzo Vinciullo, il professionista incaricato ad eseguire i pagamenti per conto dell’industria etnea.

Il costruttore peloritano appare anche tra gli interessati ad avviare programmi di insediamento urbanistico nelle aree prossime ai cantieri del Ponte. Nell’ambito delle indagini espletate nel 2000 dal ROS dei Carabinieri sulla vocazione imprenditoriale della “famiglia” di Barcellona Pozzo di Gotto, è stato accertato l’interessamento di presunti prestanome della cosca tirrenica all’acquisto di un fondo ricadente su una superficie di 45.000 mq, in cui erano presenti diversi immobili, parte in costruzione e parte già ultimati. A condurre la trattativa l’avvocato Francesco Allia (agente marittimo e titolare di numerose agenzie turistiche a Messina e Milazzo, nonché proprietario di un imponente patrimonio immobiliare in tutto il messinese); Mario Aquilia (definito dagli inquirenti “personaggio dalle straordinarie doti imprenditoriali, in grado di districarsi senza alcun problema nel mondo politico”, vicino ai boss barcellonesi Giuseppe Gullotti e Salvatore Di Salvo); l’imprenditore Cirino Di Pane (gestore di residence ed abitazioni estive nell’isola di Vulcano e nel Comune di Capo d’Orlando). Nell’ottobre del 2000 Allia, Aquilia e Di Pane venivano intercettati dalle forze dell’ordine mentre si recavano a visitare i terreni di Mortelle. Nel corso di un lungo colloquio Cirino Di Pane spiegava ai due interlocutori che era necessario accelerare i tempi per l’acquisto “se no si rischia di non fare più nulla”. L’imprenditore accennava pure ad un quarto “amico” da informare sull’esito della trattativa. L’avvocato Allia lo interrompeva raccontando che in passato a rilevare la proprietà ci aveva tentato tale Sicari. “Sicari mi ha fregato e mi ha fatto fare una brutta figura nell’operazione propostami dal senatore Germanà“, replicava Cirino Di Pane. Il Germanà in questione è il parlamentare forzista Basilio, amico personale di Marcello Dell’Utri e dell’on. Francesco Stagno d’Alcontres, infaticabile assertore dell’utilità del Ponte di Messina. “Dopo che avevo concluso l’operazione con il proprietario – aggiungeva l’imprenditore – Sicari non si è fatto più vivo né con me né con il senatore che aveva fatto da tramite. Lascialo perdere a Sicari, perché è una persona della quale non ci si può fidare”. Dopo aver visionato le planimetrie, Di Pane si congedava con i presenti, non prima di essersi impegnato a portare delle persone seriamente interessate a condividere l’operazione finanziaria. “Sì, però devi far presto – lo incalzava l’avvocato Alliaperchè potrebbero sorgere dei problemi che mi ha prospettato un assessore comunale”. “Massimo tre o quattro giorni faccio tutto” rispondeva Di Pane. “Ti porto direttamente le offerte delle persone interessate. Ci sono persone che dovresti conoscere, come il Vinciullo….” La conferma che si tratti del noto industriale del ferro citato nei pizzini di Bernardo Provenzano, gli inquirenti la ottengono il giorno successivo, quando l’imprenditore orlandino raggiungeva telefonicamente Mario Aquilia per raccontargli di essere stato in compagnia di Vincenzo Vinciullo. “Con lui ho cercato di chiudere la situazione Allia”, spiegava Di Pane. “Te lo racconto di persona più tardi. Pensa che sono stato nella sua villa. Non ti dico lo sfarzo in cui vive la famiglia. In casa lavorano dieci camerieri. Lunedì comunque ci ritorno per un altro discorso con il Vinciullo”.

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