“Io sono entrato al Teatro a 28 anni come precario. Superare l’Audizione ed entrare a far parte dell’orchestra del ‘Vittorio Emanuele’, per un musicista messinese come me, e come tanti altri miei colleghi, è il ‘non plus ultra’. Ma non ci potevamo mai aspettare che, in 10 anni, si passasse da un contratto a tempo determinato, a un contratto a tempo indeterminato a casa. Perché non lavoriamo.” Quando Giampiero ha iniziato infatti si lavorava almeno 110/120 giorni l’anno. Nel 2011 invece le giornate lavorative sono state solo 60, mentre nel 2012 si sono ridotte a 40, delle quali 20 non sono state ancora pagate. “Non si capisce perché non si riesce a presentare a Palermo l’atto consuntivo, che permette alla Regione di erogare i fondi per il Teatro. Non ci sono state pagate 20 giornate lavorative tra aprile, maggio e giugno.” In una situazione non diversa gli oltre 60 impiegati amministrativi e tecnici, che sì riceveranno le mensilità di luglio e agosto, ma già avanzano quelle di settembre e ottobre.
Tanti colleghi di Giampiero, per sopperire a questa situazione, hanno scelto una carriera lavorativa parallela. “Almeno il 25% di noi, come me, vive di sola orchestra. Ma tanti altri insegnano nelle scuole medie, perché hanno fiutato l’andamento di questo processo inverso del progresso di carriera. Questa è una beffa dello Stato, perché ti ritrovi a 38 anni senza niente in mano. Hai investito 10 anni in una cosa che è finita. Quelli come me hanno consumato quasi il 50% della loro carriera lavorativa.”
Il musicista inoltre denuncia una decisione apparentemente discutibile della dirigenza dell’Ente: “Al Teatro sono rimasti circa 200mila euro, e con
“Il nostro Teatro è la metafora dello Stato italiano. Nessuno sembra colpevole di niente, nessuno si è preso le proprie responsabilità – continua Giampiero –, mi auguro che con queste votazioni soprattutto i giovani evitino eleggere sempre gli stessi personaggi. Sono quelli che hanno rovinato città e Regione. Dalle istituzioni non abbiamo mai avuto delle risposte o delle garanzie. Il nostro sfogo non si limita al Teatro, agli orchestrali di Messina, ma si vuole porre più in generale.”
E’ in corso l’iter per il commissariamento dell’Ente Teatro, ma per gli orchestrali non è esattamente una vittoria. “E’ stato detto che a questa notizia avremmo festeggiato, ma non è assolutamente vero – precisa Giampiero -. Il commissariamento è indice del fallimento della classe politica, che non ha portato a termine il proprio compito. Noi abbiamo preso atto che malauguratamente l’Ente sarebbe stato commissariato. Abbiamo visto la cosa positivamente solo nel senso che finalmente con l’avvocato Fulvio Cintioli forse si riuscirà a stabilire un dialogo. Perché tra noi e la dirigenza c’è sempre stato un muro di gomma. Non c’è dialogo.”
I sindacati delle sigle CGIL, UIL, S.A.DI.R.S, FIALS (non parteciperà la CISL), hanno deciso di creare al “Vittorio Emanuele” un presidio permanente, perché l’E.A.R. ancora non ha fornito risposte concrete. Giampiero Cannata e gli altri orchestrali sono comunque soddisfatti delle reazioni della cittadinanza: “Quando abbiamo organizzato il concerto-protesta di maggio, né io né i miei colleghi avremmo scommesso che si sarebbe radunata tutta quella gente. Per questo ringraziamo chiunque dimostri solidarietà nei nostri confronti.” Indice che i messinesi non sono indifferenti alla difficile situazione dei lavoratori del Teatro, un patrimonio culturale e lavorativo che và in ogni modo tutelato.
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