Lo afferma Marisa Grasso, la vedova Raciti ai microfoni fi Radio 24, prendendo atto delle scuse rivolte a lei e alla sua famiglia da Pietro Arcidiacono, il calciatore del Cosenza che dopo un gol aveva mostrato una maglietta con la scritta “Speziale innocente”, riferita a uno dei due ultras condannati in via definitiva per l’omicidio del’ispettore di polizia Filippo Raciti , avvenuto durante il derby tra Catania e Palermo del 2 febbraio 2007. “Le scuse? Sono un bel gesto. Quando in casa avevamo visto le foto di quella maglietta, eravamo rimasti offesi e turbati. Spero pero’ che ora non ci siano altri calciatori che abbiano voglia di emulare Arcidiacono. Dal calcio io non mi aspetto e non voglio altri messaggi di violenza. Mi aspetto anzi un messaggio di educazione e civilta’. Quella scritta invece mi ha offesa e maltrattata. La solidarieta’ a Speziale, Arcidiacono poteva mostrarla in privato, senza offendere la societa’ civile, la giustizia, e altre famiglie coinvolte in quel dramma. Prenda esempio da mio figlio. L’ho appena lasciato all’allenamento: lui ama il calcio, gioca, ma non ha mai indossato una maglietta in memoria del nome del padre. Ogni calcio che tira lo fa per l’amore e la passione che il calcio ancora riesce a regalargli“, ha concluso la vedova Raciti.
Caso Arcidiacono, vedova Raciti: “Le scuse sono un bel gesto, ma ora basta offese al mondo del calcio”
StrettoWeb