“Iniziamo col dire che sarebbe bene una volta per tutte mettersi alle spalle il decennio passato e immaginare una proposta politica che sappia parlare di futuro. Trovo nelle discussioni politiche seguite al commissariamento l’incapacità di ampi settori del centro/sinistra di guardare oltre, senza rendersi conto che tra un anno e mezzo saremo noi a dover proporre ai reggini un’idea alternativa di città. In questo contesto, ferme restando le responsabilità amministrative, contabili e penali di chi ha gestito in maniera quantomeno bizzarra il Comune di Reggio Calabria, il vero tema è come ripartire dopo il commissariamento. Sono molto preoccupato di come il centro/sinistra intenda iniziare il lungo percorso che dovrà portarlo a governare la città. Siamo in ritardo, dovremmo cominciare a scrivere un vero e proprio patto civico insieme ai nostri concittadini. Mi spiego. Ritengo che il vero danno causato da un decennio di mala-amministrazione non sia soltanto finanziario e amministrativo, quanto, piuttosto, sociale. La città si è accorta all’improvviso di avere vissuto al di sopra delle proprie possibilità e all’interno di una bolla di illusioni. Corresponsabili in egual misura politici, categorie professionali, imprese e semplici cittadini che hanno vissuto all’interno, e talvolta alle spalle, di un sistema di potere in cui ognuno trovava la sua convenienza o perlomeno la sua aspettativa. Ora, finito tutto questo, a partire dai cittadini ma con il coinvolgimento necessario dell’intera classe dirigente della città occorre immaginare una proposta di governo di Reggio che recuperi normalità, senso della misura e legalità. Per fare questo è necessario guardarci tutti negli occhi, sinceramente, e ricostruire passo dopo passo il senso di appartenenza alla collettività reggina e proposte concrete di governo capaci di dare risposte alle enormi emergenze di Reggio, penso ad esempio al nuovo assetto delle società miste, all’emergenza rifiuti, alle regole necessarie a tagliare fuori la ‘ndrangheta da Palazzo San Giorgio e così via“.
“Premesso che il commissariamento è, comunque la si voglia vedere, una sospensione della democrazia resa necessaria da gravissime infiltrazioni mafiose, oggi lo Stato riafferma la propria presenza nelle istituzioni preparandosi a restituire a noi reggini la responsabilità di governare una città carica di problemi da risolvere. Il lavoro dei commissari sarà fondamentale al fine di ristabilire regole violate, a ‘normalizzare’ la gestione della spesa, vera patologia del sistema Scopelliti-Fallara, a mettere paletti ben piantati per impedire l’infiltrazione di ‘ndrangheta. La prossima amministrazione comunale potrà giovarsi dell’immenso lavoro che i commissari stanno facendo; ci lasceranno ‘in eredità’ un sistema di regole e garanzie poste a tutela dell’interesse collettivo. D’altra parte, tuttavia, l’opera dei commissari sarà soltanto di tipo amministrativo, tocca invece alla politica costruire un sistema sociale fatto a pezzi. Consenso e partecipazione sono concetti che competono esclusivamente a noi politici. E il compito della politica è ben più arduo di quello dei commissari, perchè presuppone la restituzione di fiducia e speranza alla gente, sentimenti che oggi sono pressoché svaniti. D’altra parte è sotto gli occhi di tutti come talvolta le scelte burocratiche dei commissari si pongano in netto contrasto col sentimento popolare, si pensi al caso delle trattenute sugli stipendi dei dipendenti (deciso con la delibera commissariale 35 del 2012), con cui si è deciso di trattenere alla fonte gli importi percepiti dai comunali negli anni. Quella decisione che è stata criticata dal Partito Democratico la considero altamente inopportuna. Un Sindaco ha il dovere di ascoltare la gente, i commissari, volendo, potrebbero anche non farlo“.