Alle prime luci dell’alba è scattata l’operazione “Gran Bazar“, coordinata dalla Polizia di Stato di Messina e dalla Sezione di P.G. Sono otto le ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti accusati dei reati di usura ed estorsione per alcuni di loro aggravati dal metodo mafioso. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip Antonio Francesco Genovese, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e della Procura della Repubblica di Messina coordinata da Vito Di Giorgio e Anna Maria Arena. Le indagini – cosi come riferito dalle autorità – hanno avuto inizio in seguito alla denuncia di danneggiamenti (autovettura data alle fiamme) e minacce nei confronti di un direttore di banca. Gli investigatori hanno rivelato operazioni di cambio assegni verso le quali il direttore era ostile, facendo emergere comportamenti intimidatori verso i protagonisti del giro dei titoli, rivelando prestiti usurai (anche del 300 per cento), cui alcuni imprenditori erano costretti a ricorrere per far fronte a contingenti situazioni di difficoltà finanziarie. Il giro d’affari mensili era di centinaia di migliaia di euro. L’attività investigativa, inoltre, ha evidenziato il coinvolgimento di personaggi vicini alla criminalità organizzata messinese, chiamati in causa ora per il reperimento di finanziamenti, ora per sollecitare interventi volti a risolvere situazioni di contrasto. Gli arrestati sono: Giuseppe Mazzù 54 anni, nativo di Saponara, Giuseppe Ilacqua, detto “Pinuccio”, 59 anni, anch’egli nativo Saponara ma residente a Rometta, Nicola Tavilla 47 anni, residente a Briga Marina (già detenuto nel carcere di Sulmona), Domenico Trentin, 33 anni (già detenuto nel carcere di Ancona), Salvatore La Camera, 37 anni, e Tindaro Patti, di 38 anni. In carcere è finito anche Giuseppe Camarda, 40 anni, nativo di Villafranca e Carmelo Vito Foti (già detenuto nel carcere di Sulmona), 45 anni, nativo di Barcellona Pozzo di Gotto.
