A vincere non è stata Rosy Bindi, che a Reggio e in provincia non s’è mai vista, non ha fatto alcun incontro politico, nessun comizio in piazza ne appuntamenti in cui confrontarsi o quantomeno presentarsi alla popolazione locale. Il partito ha imposto la Presidente e i tesserati hanno votato la Presidente, che probabilmente non sa neanche a chi è intitolato l’Aeroporto di Reggio Calabria o qual è la strada principale della città. E che sicuramente mai si interesserà delle sorti di questa comunità.
Che ognuno possa legittimatene pretendere di voler scrivere un nome piuttosto che un altro sulla scheda elettorale è sacrosanto e condivisibile. Ma è solo una questione di principio. Che con o senza preferenze cambi qualcosa sulla qualità degli eletti, invece, è una palla colossale. E lo dimostrano i 7.527 voti al fantasma di Rosy Bindi, se ce ne fosse ulteriore bisogno. E’ solo un modo attuale per rinfrescare la memoria a chi ha dimenticato le 4.561 preferenze di Ilona Staller alle politiche del giugno 1987, 25 anni fa, quando Cicciolina diventava “onorevole” senza alcuna nomina di partito ma per scelta direttamente popolare. O ancora, molto più recentemente, quando il “trota” Renzo Bossi conquistava uno scranno del Consiglio Regionale della Lombardia con 11.965 voti di preferenza. E di esempi del genere potremmo farne una miriade.
E allora qual è il vero scandalo per la democrazia? Che si possa scegliere solo il partito, o che il partito riesca comunque a imporre i suoi candidati? Trovate le differenze… ma stavolta le due vignette sono uguali!
Volevate le preferenze? Per il fantasma di Rosy Bindi 7.527 voti a Reggio Calabria, questa non è una “porcata”?
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