”Sono uscito di casa alla 10.30, fuori casa ho incontrato tre poliziotti della Digos che mi aspettavano. Quella notte mi sono venuti a suonare tre volte: alle 3, alle 5 e alle 7.30 del mattino. Quando ho guardato in faccia il poliziotto sapeva gia’ che mi avrebbero condannato prima della sentenza e mi ha detto ‘Non ti posso lasciare andare’. Non avevo pianificato nessun tipo di fuga: mi sono recato in palestra, ho preso una macchina e sono andato a un appuntamento di lavoro”. ”Appena ho saputo la sentenza, senza versare una sola lacrima, ho preso una decisione che mi ero preparato mentalmente una settimana prima perche’ io non scappo e non sono mai scappato. E guai a chi dice che io scappo perche’ le mie responsabilita’ me le prendo. Ho fatto quattro giorni di viaggio a 60 chilometri orari con una 500, non mi sono mai fermato e sono arrivato dopo quattro giorni di viaggio a Lisbona ieri pomeriggio”. Infine conclude: ”Il tempo di studiarmi tutto quello che era successo in Italia, tutte le trasmissioni, tutto quello che hanno pubblicato, vedere soprattutto i fan che mi hanno aiutato, e stamattina mi sono consegnato alla polizia per pagare le mie pene qua (Lisbona, ndr) e soprattutto per chiedere giustizia perche’ quello che mi hanno fatto e’ indecente. In Italia oltre a rischiare la galera a vita rischio anche la morte se dovessi finire in carcere”.