Lista “Amnistia, giustizia e libertà”, domani presentazione alle 10 e 30 al carcere di Gazzi

StrettoWeb

Riceviamo e pubblichiamo:

 LISTA Amnistia, giustizia e libertà

Oltre 22.000 cause civili iscritte a ruolo ed ogni anno ne vengono iscritte9.000 nuove. Cioè  1.500 cause per ogni giudice. Dall’organico mancano 11 giudici. Oltre 2000 gli avvocati impegnati [1 ogni 100 abitanti] Nel carcere di Gazzi attualmente sono ristretti 357 detenuti con unacapienza di 189. Il doppio della sopportabilità. All’OPG di Barcellona il mancato utilizzo dei fondi per risolvere lasituzione drammatica di quella struttura dimostra l’incapacità el’inadeguatezza  delle pubbliche amministrazioni locali e regionali. La vicenda poi del secondo palazzo di giustizia e il “balletto” del bandoriguardante l’immobile di via Bonino non è che lo scandalo nelloscandolo complessivo della città di Messina.

Eppure, secondo la Costituzione, il diritto ad ottenere giustizia è garantito a tutti, ma questo diritto è oggi posto seriamente in discussione: le attuali condizioni degli uffici giudiziari italiani e del sistema giustizia nel complesso, unitamente ad una mancata riforma organica della normativa sostanziale e processuale, impediscono di fatto di assicurarlo in tempi brevi ed in modo efficace.

INel solo settore penale, negli ultimi dodici anni, a causa dell’eccessivo ed esorbitante numero dei procedimenti pendenti, sono stati dichiarati estinti per intervenuta prescrizione quasi due milioni di reati (in media, ogni anno, si registrano in Italia circa 165 mila prescrizioni), il che ha dato vita ad una vera e propria amnistia strisciante, crescente, nascosta, di classe e non governata.

L’elevato numero dei reati che ogni anno rimangono sostanzialmente impuniti, accompagnato all’enorme numero di processi pendenti e all’impossibilità che questi siano definiti in tempi ragionevoli, ha ormai determinato una sfiducia generalizzata dei cittadini nel sistema giustizia.

Il numero elevato ed in costante crescita della popolazione detenuta, che al 31 dicembre 2012 ammontava a quasi 67 mila unità – a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 45 mila posti -, produce un sovraffollamento insostenibile delle nostre strutture penitenziarie.

Il sovraffollamento, la mancanza di spazi, l’inadeguatezza delle strutture carcerarie, la carenza degli organici e del personale civile, lo stato di sofferenza in cui versa la sanità all’interno delle carceri, tutto ciò provoca una situazione contraria ai principi costituzionali ed alle norme del regolamento penitenziario impedendo il trattamento rieducativo e minando l’equilibrio psico-fisico dei detenuti, con incremento, negli ultimi anni, dei suicidi e di gravi malattie.

LE PROPOSTE PER USCIRE SUBITO DALLA FLAGRANZA DI REATO:AMNISTIA PER LA REPUBBLICA. PER UNA RIFORMA ORGANICA DELLAGIUSTIZIA.

Senza l’amnistia e l’indulto non è pensabile realizzare una seria riforma della giustizia e, quindi, dar vita ad un progetto organico di interventi diretti a restituire credibilità ed efficienza all’intero sistema giudiziario, allo scopo di farlo funzionare e di fornire risposte rapide ed efficienti alle attese dei cittadini, nel contempo assicurando loro una ragionevole durata dei processi civili e penali, nel rispetto dell’articolo 111 della Costituzione, senza rinunziare alle altre garanzie costituzionali.

1. Rinnovamento della magistratura

1) Separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Con questa riforma si intende allineare il nostro ordinamento con quelli democratico-liberali. Salvaguardando l’indipendenza del pubblico ministero dai poteri politici, si tratta di realizzare la terzietà ed imparzialità del giudice dando così concreta attuazione ai principi del giusto processo contenuti nell’articolo 111 della Costituzione. Per attuare una reale separazione delle carriere è necessario spezzare il legame organizzativo che oggi unisce giudici e pubblici ministeri, creando quindi due organi di governo o, in subordine, dividendo il CSM in due sezioni.

2) Riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Il CSM è diventato di fatto l’organo di autogoverno della Magistratura, che è cosa radicalmente diversa dal governo della Magistratura autonomo non solo dai poteri politici, ma dalla stessa magistratura. Una magistratura autogovernata diventa un potere chiuso in se stesso, separato dalla società e in permanente conflitto con i poteri politici. Questa situazione va superata con una profonda riforma del CSM da attuare riducendo la componente elettiva di estrazione giudiziaria (in modo da impedire che questa controlli il Consiglio); inserendo in esso una rappresentanza delle altre professioni giuridiche (avvocatura e università), nonché aumentando la durata del mandato dei consiglieri e sfasando temporalmente le nomine, in modo da dare maggiore continuità all’organo (e ridurre l’eventuale influenza delle maggioranze parlamentari). Inoltre, visto il suo carattere estremamente indulgente, occorre sottrarre al CSM la competenza a giudicare della disciplina dei magistrati trasferendola ad un’Alta corte disciplinare.

3) Riforma del principio di obbligatorietà dell’azione penale. La riforma dei criteri concernenti l’obbligatorietà dell’azione penale, prevedendo un

procedimento che veda la partecipazione dei pubblici ministeri e di altri soggetti istituzionali, che individui un soggetto istituzionale politicamente responsabile di fronte al Parlamento per la loro effettiva ed uniforme implementazione a livello operativo;

4) Introduzione di un regime di responsabilità civile effettiva dei magistratinei confronti dei cittadini danneggiati da atti o provvedimenti giudiziari posti in essere con dolo o colpa grave. Attualmente la disciplina contenuta nella legge n. 117 del 1988 (vero e proprio tradimento del referendum “Tortora”, promosso dai radicali nel 1987 e vinto con oltre l’80% dei sì) è sostanzialmente disapplicata, perché contiene disposizioni che rendono di fatto impossibile affermare tale tipo di responsabilità. Proprio riferendosi al caso italiano, è stata la stessa Corte di giustizia della comunità europea, con alcune recenti sentenze, a stabilire che una legge che renda troppo difficile far valere la responsabilità civile del magistrato è incompatibile con il diritto comunitario. Su queste sentenze, ad oggi, è stranamente calato il silenzio, pur in un Paese che dell’europeismo ha fatto spesso la sua bandiera.

5) E’ necessario limitare o cancellare il numero dei magistrati fuori ruolo, in particolare di quelli distaccati presso i Ministeri, e soprattutto presso il Ministero della Giustizia. Questo indispensabile intervento vuole evitare che si sottraggano rilevanti risorse alla funzione giudiziaria; tende a difendere l’autonomia dell’indirizzo politico governativo dalle ingerenze giudiziarie; protegge la stessa autonomia e indipendenza della magistratura, che non può subire commistioni con l’attività dell’esecutivo. In ultima analisi si tratta di ripristinare lo stesso principio della divisione dei poteri.

6) Da ultimo è necessario intervenire con nuove regole per disciplinare ildiritto di elettorato passivo dei magistrati alle cariche politiche. Quello dei magistrati in politica, per quantità e qualità, è un fenomeno che non ha eguali in nessuna altra democrazia occidentale. Senza negare che l’elettorato passivo è un diritto fondamentale, che spetta a chiunque, si tratta di evitare, in particolare per i pubblici ministeri, che l’ingresso in politica si presenti come la naturale prosecuzione di un esercizio partigiano dell’azione penale. A questo scopo appare opportuno introdurre regole più stringenti stabilendo, ad esempio, che l’eleggibilità sia condizionata non alla semplice messa in aspettativa ma alle dimissioni, da presentare inderogabilmente un certo numero di anni prima delle elezioni.

Andrea Brancato – candidato Camera dei deputati

Rosario Visicaro – candidato Senato della Repubblica

 

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