Messina: di nuovo sotto l’ombra del default

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Se a Palazzo Zanca solo poco più di una settimana fa si festeggiava per aver salvato il Comune dal dissesto finanziario, oggi le il clima è molto più teso. Come abbiamo già spiegato in articoli precedenti, Messina si è salvata dal dissesto grazie all’erogazione del fondo salva-comuni varato dalla Regione, ma anche grazie al Fondo di Rotazione istituito dal Governo Nazionale.

Proprio da Roma, purtroppo, sembrano non arrivare buone notizie. Lo scorso mercoledì il ragioniere generale Ferdinando Coglitore e il dirigente responsabile Giovanni Di Leo si sono recati nella capitale per un incontro con un dirigente del Ministero, al fine di chiedere delucidazioni in merito al piano di riequilibrio pluriennale che il Comune dovrà redigere. Le notizie che trapelano dall’incontro sembrano non essere di buon auspicio. Di fatto l’entità delle risorse destinate a Messina (in caso di accettazione della richiesta di approvazione del piano pluriennale) hanno subito un taglio del 30%. In termini numerici, in riva allo stretto non arriverebbero più i 73 milioni di euro previsti ma circa 50 milioni.

Oltre al netto taglio sui fondi erogabili  (decurtazione riconducibile alle numerose richieste di accesso al Fondo di Rotazione) un altro problema è capire se il Comune potrà beneficiare del fondo o ne resterà tagliato fuori perché impossibilitato a mantenersi dentro i rigidi schemi imposti dalla Corte dei Conti. Si tratta pur sempre di un indebitarsi, è la prima regola da seguire è la ricerca dei metodi e mezzi necessari all’adempimento, bisogna dare (avere) le giuste garanzie. Volendo fare un rapido calcolo i 50 milioni di euro che il Governo potrebbe prestare al Comune sarebbero da reintegrare attraverso un esborso di 5 milioni di euro l’anno per dieci anni, a cui vanno sommati gli 8 milioni di euro per 5 anni relativi al fondo salva-comuni. Cifre mica da ridere!

Come se non bastasse, preoccupa la decisione del Governo Nazionale di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza di sospensiva da parte del Tar della sanzione di 7,2 milioni di euro, riaccreditati sul conto del Comune. Il Governo vuole indietro i 7,2 milioni, ed ha avviato una battaglia legale che preoccupa (e non poco) i dirigenti di Palazzo Zanca dal momento che quella somma è stata inserita nel bilancio di previsione 2012.

Quando sembrava ormai scampato, il dissesto finanziario torna ad “angosciare” gli addetti ai lavori del Comune, che se pur dovessero riuscire ad evitarlo sarebbero chiamati a garantire un’austerità e un organizzazione minuziosa nel ripianare il grosso debito contratto per salvare la città.

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