Antimafia, Cisterna: “Chiedo il processo. Inaccettabili motivazioni dell’archiviazione”. Il video

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 L’ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, ha annunciato che chiedera’ al Procuratore di Reggio Calabria di ”inoltrare richiesta di revoca del decreto di archiviazione emesso dal Gip” nei suoi confronti per l’accusa di corruzione successiva alle dichiarazioni del boss pentito della ‘ndrangheta Antonino Lo Giudice, e ”di riprendere le indagini su temi che avro’ cura – ha detto Cisterna – di indicare analiticamente e di chiedere il mio rinvio a giudizio innanzi al Tribunale di Reggio Calabria’‘. Cisterna ai microfoni dei giornalisti definisce ”inaccettabili” le motivazioni dell’archiviazione. In seguito all’inchiesta, il Csm ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Cisterna che si e’ concluso, nel maggio 2012, con il suo trasferimento dalla Dna al Tribunale di Tivoli con funzioni di giudice. Una soluzione, ha sostenuto il magistrato, pensata ”dopo aver studiato la questione con i miei legali” e reputata ”l’unico strumento in grado di poter giungere ad una verita’ quanto meno tollerabile per la mia coscienza di cittadino e di magistrato”. ”Non sono qui – ha detto Cisterna – per protestare contro pretese angherie del sistema giudiziario, perche’ ho una fiducia incondizionata nei giudici, ne’ per recriminare per le condotte di qualche toga. Di cio’ mi sono lamentato in denunce ed esposti inviati a vari organi ed in primo luogo alla Procura generale di Reggio. Non posso accettare i contenuti di un provvedimento che non reca alcun accettabile aderenza alla realta’ dei fatti. Le oltre 500 pagine di richiesta di archiviazione, che non ho ancora ricevuto benche’, mi dicono, siano finite da mesi sui tavoli del Csm e della Procura generale della Cassazione, e il decreto di archiviazione, che le richiama per intero, sono in sostanza una sentenza emessa in contumacia, un giudizio senza possibilita’ di appello e senza che vi sia stato alcun contraddittorio. Devo reagire a questa attivita’, che reputo processualmente abnorme e lesiva dei miei diritti di cittadino, praticamente a mani nude, perche’ l’ordinamento non poteva immaginare che l’indagato si potesse mai dolere di un’archiviazione a lui favorevole per definizione”. ”Assumo l’impegno, in presenza di una auspicabile richiesta di rinvio a giudizio – ha detto ancora il magistrato – di richiedere il giudizio immediato. Ho fiducia assoluta nei giudici di Reggio e sono sicuro che, portando innanzi a loro le scorie velenose che sono state tumulate in questo processo con l’archiviazione, sara’ possibile giungere a chiarire ogni cosa. So di pagare un prezzo grande, forse enorme, ma e’ un gesto che devo compiere nel rispetto di me stesso e soprattutto nel rispetto dei miei familiari e dei miei amici piu’ cari. L’unica strada che mi consente di restituire onore alla mia toga intonsa di giudice della Repubblica”.

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