Cipro: banche ancora chiuse ma la vita continua senza particolari problemi. Un viaggio nell’isola al centro dei riflettori internazionali

StrettoWeb

A sentire il parere della gente, da un paio d’anni i ciprioti si sono realmente accorti dell’entità della crisi che li sta investendo.
Dopo l’indipendenza ottenuta dalla Gran Bretagna nel 1960 e i successivi violenti scontri tra la comunità cipriota turca e quella greca (che portarono alla divisione dell’Isola), Cipro ha vissuto un ventennio di boom economico, che l’ha portato ad diventare un Paese ricco ed paradiso finanziario, nonché una porta di accesso diretta all’Europa per russi prima e cinesi poi.

Ma da qualche anno qualcosa è cambiato: l’entrata nell’Euro e la crisi della Grecia – la cui economia cipriota era ed è fortemente collegata – hanno avuto delle conseguenze dirette sull’isola di Afrodite.

Com’è noto, nel tardo pomeriggio di martedì, il Parlamento cipriota ha bocciato il piano di salvataggio richiesto dall’UE, riguardante un prelievo forzoso sui depositi bancari nell’ordine del 7% su quelli fra i 20 mila e i 100 mila euro, e di circa il 10% su quelli superiori ai 100 mila euro. Nessun voto favorevole. I meno critici, i deputati del partito DISY del neo-eletto presidente Nicos Anastasiades, si sono astenuti.

Bruxelles ha deciso di aspettare che Cipro presenti una proposta alternativa, e la risposta di Anastasiades non si è fatta attendere: tra poche ore annuncerà ai partiti un “Piano B” che – secondo la tv pubblica dell’Isola – prevede il prelievo forzoso solo sui depositi bancari superiori ai 100 mila euro. Il Presidente chiederà anche che una decisione venga presa in giornata. Intanto le banche, che avrebbero dovuto riaprire oggi, non lo faranno prima di martedì 26.

Nonostante le notizie diffuse dai tg, a Cipro – o quantomeno a Limassol – la vita sembra continuare a scorrere normalmente: niente panico, nessuna fila interminabile ai bancomat (vedi foto, di stamani). Le preoccupazioni parrebbero indirizzate prevalentemente sull’impossibilità di prelevare per le normali attività quotidiane piuttosto che sul prelievo forzoso che potrebbe essere messo in atto dal Parlamento. Il Paese, infatti, si divide in due grandi categorie ben distinte (anche visivamente, agli occhi di chi vive qui): i ricchi, le cui ville svettano sulle colline alle spalle della città, e la gente comune. Una gran parte di quest’ultimo gruppo è formata da lavoratori dell’est Europa, che qui trovano facilmente impiego in hotel e negozi grazie alla conoscenza del russo.

Pare chiaro, dunque, che una potenziale decisione di tassare depositi al di sopra dei 100 mila euro toccherà solo una modesta e benestante fascia della popolazione, anche se le conseguenze della crisi – quella reale – vengono e verranno avvertite nella quotidianità soprattutto da piccoli imprenditori e lavoratori dipendenti.

Adesso non resta altro che aspettare e vedere quali saranno gli interessi che prevarranno nella decisione odierna del Parlamento, quale sarà il ruolo che la Russia deciderà di assumere (visti i suoi cospicui interessi nell’isola) e le reazioni della popolazione e dei mercati europei.

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