Messina, ecco perché il Ministero dell’ Interno chiede chiarimenti

StrettoWeb

di Claudia D’ Amico – In questi giorni si è parlato della richiesta di chiarimenti da parte della sottocommissione per la stabilità degli enti locali del Ministero dell’Interno, che i dirigenti del comune di Messina e il commissario Croce dovranno soddisfare entro trenta giorni per poter concorrere all’erogazione di 50 milioni di euro che serviranno a salvare la città dal  rischio dissesto.

Protagonista assoluto di tante modifiche e accorgimenti è il piano  di riequilibrio finanziario pluriennale, firmato dal commissario straordinario Luigi Croce, dal dirigente dott. Giovanni Di Leo, dal ragionier generale dott. Ferdinando Coglitore che indica i piani di ammortamento e i tagli per risanare le posizioni debitorie del comune e delle sue società partecipate.

Sostanzialmente, la corte dei Conti e il collegio dei revisori hanno riscontrato alcune criticità che si caratterizzano nell’incapacità di riscossione di crediti e tributi, dalle contravvenzioni al cds al credito nei confronti dell’A.M.A.M. , di riduzione del consistente ammontare dei fitti passivi e di dismissione del patrimonio immobiliare. Dovrebbero essere contenute anche le spese per il personale, il numero delle cause nei confronti del Comune per danni e disagi causati dalla mancanza di manutenzione delle strade, e infine dovrebbe essere esercitata un’effettiva attività di controllo sulle società controllate e partecipate.

Considerando che il Comune di Messina risulta ad oggi creditore di una cifra che si aggira intorno ai 70 milioni e mezzo di euro, le misure da adottare per arginare il pericolo default si traducono, sempre secondo il documento redatto dalla Corte dei Conti e approvato da una delibera comunale del 27 dicembre 2012 (27 presenti su 45, ma era periodo di ferie), in una vera e propria azione di smantellamento del precedente modus operandi, pertanto nei prossimi anni si dovrebbe assistere a:

–          rideterminazione delle entrate, in particolare le imposte IMU e TARES, ovvero il tributo su servizi e rifiuti;

–          incremento del costo dei servizi pubblici a domanda individuale, assistenza, asili nido, refezione scolastica..;

–          riduzione della spesa per il personale, considerando che il personale che tra il 2013 e il 2022 verrà collocato a riposo ammonta a 732 unità;

          riduzione dei costi per fitti passivi, a seguito del trasferimento di alcuni uffici presso altre sedi di proprietà del comune;

–          riduzione del 10% della spesa per prestazione di servizi;

–          riduzione delle spese relative ai mutui;

          dismissione del patrimonio immobiliare disponibile;

–          contratto di servizio con A.M.A.M. Spa che prevede, tra l’altro, la corresponsione di un canone annuo di 15 milioni di euro al Comune per la concessione delle reti idriche e di altri servizi;

Questi i punti che il piano di riequilibrio finanziario mira a riposizionare sull’asse di una più corretta gestione delle risorse economiche di un Comune allo stremo delle forze. Le prossime elezioni dovranno davvero palesare una classe dirigente in grado di misurarsi si con le richieste della corte dei conti, ma anche con cittadini e le loro esigenze.

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