Emergenza rifiuti, Calabria e Sicilia unite da un ingrato destino tra un commissario che viene e uno che va

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Solo poche ore fa il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta ha nominato commissario regionale per l’emergenza rifiuti Marco Lupo, dirigente del Dipartimento Acqua e Rifiuti. Il neo-commissario dovrà portare a termine i lavori di completamento della sesta vasca della discarica di Bellolampo a Palermo e, nelle more della realizzazione, autorizzare interventi speciali nella gestione dei rifiuti.

In Calabria invece? Dopo 16 anni di commissariamento le parole dell’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pugliano, sono state chiare: “Il sistema è al collasso e non funziona proprio nulla“. La gestione commissariale ha di fatto restituito un’emergenza ancor più grave rispetto a quella iniziale, e 16 anni non sono certo pochi per risolvere un problema. Mentre la Sicilia si affida a questo tipo di gestione, la Calabria decide di archiviarla e la competenza è tornata proprio nei giorni scorsi alla Regione.

La speranza che aveva rincuorato i calabresi con l’arrivo di Capitan Ventosa di Striscia la Notizia non sembra aver sortito effetti.  A Reggio tornano le “barricate”, ma questa volta di rifiuti.  Cittadini indignati, interi rioni invasi da maleodoranti cumuli puntualmente visitati da randagi, ratti e insetti. E l’estate è solo alle porte.

Ma per un sistema ormai al collasso, che unisce in un “insolito destino” Sicilia e Calabria sono tanti gli esempi positivi, da cui prendere esempio. Roccella Jonica in Calabria e Castelbuono in provincia di Palermo tanto per citarne qualcuno.

Il comune jonico nel 2012 è riuscito a differenziare il 70% dei rifiuti raccolti attraverso un nuovo sistema di raccolta “Porta a porta” con la consegna di cinque contenitori in cui separare già nelle  case  l’umido, la carta e il cartone, il vetro, la plastica e le lattine, il secco indifferenziato. Sono scomparsi, invece, dalle vie cittadine tutti i cassonetti  con conseguente maggiore decoro delle vie e, soprattutto, niente più cumuli abbandonati in prossimità degli stessi.

A Castelbuono, invece, sono le pregiatissime asine di razza ragusana ad essere le vere protagoniste della raccolta differenziata.  Sin dal Marzo del 2007 il piccolo comune siciliano ha adottato questa speciale squadra di operatori come mezzo di trasporto dei rifiuti; in termini economico-finanziari l’utilizzo delle asine nella raccolta differenziata ha comportato un rilevante risparmio derivante dal non acquisto di furgoni o auto-compattatori; conseguentemente risparmio sulla manutenzione, sul pagamento di bolli, di assicurazioni, di rifornimento di gasolio a fronte di costi notevolmente inferiori per il mantenimento delle asine (acquisto, alimentazione, stalla, cure, pulizia e attrezzatura). Dal punto di vista del capitale umano, invece, le “asine-operatrici ecologiche” hanno permesso il recupero anche di persone disagiate organizzate in cooperative e monitorate dai servizi sociali del Comune.

Un’operazione di recupero e salvaguardia dell’ambiente e della comunità, dunque, quella di Castelbuono.

Allora la domanda sorge spontanea: se ovunque la raccolta differenziata ha portato solo benefici perché da noi è stata fallimentare? Non ci riferiamo solo allo scioglimento della Leonia a Reggio Calabria o al fallimento dell’Amia a Palermo, qui i problemi stanno a monte e risiedono nella mentalità dei cittadini. A Reggio, per esempio, la “cattedrale nel deserto” si chiama Isola Ecologica: è gratis (dettaglio rilevante visti i tempi di crisi), servizio cortese e veloce, ma soprattutto utile al fine di non vedere più quei “mostri” dei rifiuti ingombranti abbandonati nelle vie o nelle fiumare; eppure quanti cittadini sono a conoscenza di questo servizio, che continua a funzionare nonostante l’emergenza, e l’hanno utilizzata almeno una volta?

Bisogna essere tuttavia pragmatici: in una situazione di emergenza come quella che sta coinvolgendo Calabria e Sicilia potrebbero bastare degli asini o una raccolta “porta a porta” per tornare alla normalità?
Sognare non costa nulla, ma ora è tempo di agire. E questa volta sul serio.
Nell’attesa auguriamo ai “cugini” siciliani di essere più fortunati con la gestione commissariale.

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