Giorgia Meloni: “il mio no al Governo Letta”

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Farò finta di non notare che ormai in Italia per ricoprire determinati incarichi si debba per forza partecipare alle riunioni di Bilderberg, al limite dateci il numero di telefono così possiamo chiamare per essere invitati anche noi, così magari un giorno avremo qualche possibilità”- è un fiume in piena Giorgia Meloni, capogruppo del neonato movimento Fratelli d’Italia, quando alla Camera si discute sul voto di fiducia al Governo Letta.

Nonostante la profonda stima che dichiara di nutrire verso il Presidente del Consiglio Enrico Letta, dall’altra sono troppe le ragioni, che la spingono a stare all’opposizione.

Sarà un’opposizione civile, ma durissima” perché quella richiesta da Letta è una fiducia “in bianco” su emergenze del Paese, per le quali il neo-governo ha stilato un programma del tutto vacuo.

Troppo aleatorio per un’Italia che ha bisogno di risposte e soprattutto certezze in un momento di crisi economica, politica e non ultima morale dopo gli ultimi episodi di cronaca.

Sono profonde, dunque, le ragioni che spingono la passionaria Giorgia a citare Campanella e la sua utopia nei confronti di un governo delle larghe intese “in una Nazione nella quale i partiti politici non riescono neanche ad affrontare serenamente un dibattito televisivo, nella quale la criminalizzazione dell’avversario è e resta un elemento dominante, nella quale non si è mai riusciti a far convergere i poli neanche sui principi fondanti la nostra comunità nazionale, le ragioni stesse che ci tengono insieme”.

L’auspicio è, infatti, quello di non far rivivere agli Italiani un “Monti-bis”, un governo della finanza e qui le parole della Meloni sono rivolte alla scelta poco condivisa di mantenere alla guida del Ministero dell’Economia un esponente del mondo delle banche come Saccomanni, già direttore generale della Banca d’Italia. E allude, altresì, ai chiacchierati rapporti del Primo Ministro Letta con il gruppo Bilderberg, quel club esclusivo che conta tra i suoi membri influenti personalità in campo economico, politico e bancario e le cui conferenze sono chiuse al pubblico e ai media.

E c’è un altro elemento che non consente a Fratelli d’Italia di votare questo governo: “la scelta di formare il governo escludendo tanto la destra del PdL quanto la sinistra del Pd tradisce questa vocazione centrista che toglie respiro alla grande politica e che la riduce alla mera gestione del potere”. Sembra un ritorno alla Prima Repubblica quando sarebbe ora di voltare pagina dimenticando la triste parentesi della Seconda e finalmente entrare nella Terza. “Ho letto oggi un’intervista di Paolo Cirino Pomicino trionfante che dice: Torna la Prima Repubblica! I ministri tutti formati all’ombra della Balena Bianca! E francamente mi interrogo e mi interrogo anche per quelli che oggi sono costretti a votare questo governo, me ne dispiace, perché fino a ieri giuravano che non sarebbero morti democristiani”.

Saranno state le parole dettate dal cuore e dalla testa di una giovane donna cresciuta “a pane e politica”, ma sui principali social network impazza la Meloni-mania. Ci mette il cuore quando cita come esempio Martina Giangrande, figlia del brigadiere Giuseppe rimasto gravemente ferito nella sparatoria di domenica davanti Palazzo Chigi, e la testa quando chiede al Presidente Letta di prendere in considerazione le proposte del suo movimento in tema di pressione fiscale, famiglia e sostegno alla natalità e maternità e sulle riforme costituzionali.

Quello che impressiona tutti, però, è la sua capacità di parlare “a braccio” abituati ormai a mere letture di discorsi scritti da terzi e questo è solo uno dei tanti complimenti bipartisan arrivati all’ex Ministro della Gioventù.

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