Il fascino e la rivoluzione dei “messaggini”

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Message sendingdi Cosimo Sframeli – A fine anni novanta, i ragazzi ci arrivarono dopo, più lentamente e con molte timidezze. Qualcuno aveva studiato di nascosto il meccanismo per non farsi cogliere impreparato. Molti ebbero dei veri attacchi isterici prima di imparare. Soprattutto le donne, si rifiutavano, bamboleggiavano, dicevano che era un gioco solo per giovanissimi. Però, dopo l’ebbrezza del primo scritto, dopo essere riuscite a “inviare” e “ricevere”, mandavano messaggi a tutti.

E il gioco si faceva più caldo soprattutto tra i cinquantenni, che ci avevano preso proprio gusto. Una specie di frenesia che contagiava al mattino con un “buongiorno”, durante la giornata coi comunicati più disparati, per finire la sera con una “buonanotte”.

Mandare i messaggi con il telefonino divideva a fette la categoria degli irrequieti cinquantenni giovanotti: da una parte quelli ingessati e dall’altra quelli che non si tiravano mai indietro davanti a niente. “E’ più bello che parlarsi al telefono”, diceva il professore. “E’ più intenso, in poche parole dici delle cose molto più belle o più divertenti”. Per questo, al telefono si parlava solo per le noie o per le grane; era più comodo tempestare di messaggi. In sostanza, quello che sembrava un virus riservato solo ai più giovani aveva contagiato anche le persone avanti con gli “…anta” che, con rammarico, si sentivano più lenti nello scrivere i messaggi. Mentre i giovani mangiavano un panino, guardavano la tv e mandavano un messaggio, i cinquantenni si sedevano, riflettevano e poi iniziavano la loro difficile, accurata, composizione. Ma che gioia quando sentivano l’avviso sonoro della risposta. Una soddisfazione “ragazzina” li pervadeva tutti, godevano da matti. Certo, oltre la manualità, con i messaggi era in gioco la creatività. Anche i più privi di fantasia si ingegnavano a trovare la frase giusta o l’aggettivo insolito. Si poteva stupire o sorprendere anche più volte al giorno solo digitando “Sei la mia vita”. “Amore, ti desidero…”. Per gli amanti, questo gioco pericolosissimo, era una continua e folle sfida. Un messaggio alla moglie poteva ottenere un effetto insperato. Una parola tenera alla suocera poteva distruggere il più antico degli incantesimi. Una semplice frase poteva dissolvere antichi rancori. Giusto! I messaggi telefonici erano diventati una moda: era come indossare la tuta da ginnastica, non più riservata ai ragazzini. La voce ed il volto erano diventati un optional riservato solo alle grandi occasioni!

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