I dati emergono da uno studio condotto dal Servizio statistico regionale, e oltre ai livelli di povertà, rileva che anche i livelli di spesa sono più bassi di quelli delle altre regioni. Inoltre è stato analizzato anche l’indicatore sintetico di deprivazione che rappresenta la quota di famiglie che dichiarano almeno tre delle nove deprivazioni prese a riferimento: non riuscire a sostenere spese impreviste, avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti di-versi dal mutuo), non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato della abitazione, l’acquisto di una lavatrice, o di un televisore a colori, o di un telefono, o di una automobile.Questo valore esprime il livello di svantaggio sociale relativo. E anche in questo caso il dato siciliano non è confortante: il 50% delle famiglie, oltre il doppio del dato medio nazionale, che è del 22,3%. Decisivi sono gli strumenti di sostegno, come ad esempio le misure di reddito minimo.
In conclusione, considerando per la Sicilia una platea di 180.000 nuclei familiari in povertà assoluta, ottenuta applicando all’Isola l’incidenza di tale fenomeno sulle famiglie del Mezzogiorno (8%), si puo’ prevedere un fabbisogno di 756 milioni di euro all’anno, nella ipotesi di applicazione del reddito minimo adottato dalla Campania (350 euro mensili). “Si tratta di risorse reperibili – si legge nello studio della Regione – solo a condizione di una revisione generale delle attuali forme di assistenza”.