Secondo le fonti ufficiali vi furono 11 morti e 27 feriti. La Cgil proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler soffocare nel sangue le rivolte contadine. Qualche mese dopo si conobbe l’identità degli aguzzini: erano gli uomini di Salvatore Giuliano, il bandito separatista dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS). Nel ’50 Giuliano fu ucciso dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta, che morì quattro anni dopo, avvelenato in carcere. Aveva infatti manifestato la volontà di rivelare i nomi dei mandanti della strage. L’episodio ha ancora molti lati oscuri e reca i segni della collusione tra gli ambienti mafiosi e le forze reazionarie siciliane.
“Bisogna togliere – puntualizza la Boldrini – ogni velo e ogni segreto sulla lunga catena di stragi che ha insanguinato la vita della Repubblica. Senza un pieno accertamento della verita’ – conclude – non e’ possibile riconoscersi in un terreno di valori e di memoria condivisa“.
E sul neonato governo afferma “Mi aspetto che il governo Letta dia risposte concrete ai bisogni dei cittadini italiani“, sottolineando che “adesso anche le commissioni parlamentari sono in condizioni di lavorare ai problemi del Paese. A partire dal lavoro, che rimane l’emergenza di tutte le emergenze“.