Per la morte di Fabiana sono indignata, da Donna e da Calabrese. Ecco perchè

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fabiana luzziDella storia di Corigliano Calabro c’è tanto da dire. Una ragazza di neppure 16 anni sparisce da casa dopo la scuola, viene ritrovata uccisa e bruciata il giorno, il fidanzato coetaneo confessa l’omicidio.

Già questi sarebbero degli ottimi spunti per scatenare terapeuti, giornalisti, politici su quanto sta succedendo in Italia negli ultimi giorni; la parola “femminicidio” è forse la più usata, la parola “giustizia” per tutte queste vittime la più auspicata.

Penso a Fabiana, che già l’anno scorso era fuggita da Corigliano; alla madre, che chiede giustizia; agli amici che sfilano per le strade del paese in un lungo corteo e a quel ragazzo, la cui vita è davvero finita.

Forse prima o poi uscirà dalla cella in cui sarà recluso, ma dopo quest’atto di vile barbarie la sua vita avrà davvero più un senso? Non sta a noi giudicare…c’è qualcuno lassù, più in alto, che provvederà.

Ma a Fabiana nessuno la riporterà in vita e questo è tanto.

Eppure di questa triste vicenda c’è qualcos’altro che mi ha fatto ancor più arrabbiare e indignare.

La morte di Fabiana, in tutto il resto d’Italia, sarebbe stata qualificata come femminicidio; in Calabria, bhè, qui è stata vittima di un’arretratezza culturale insita nella nostra regione.

E a ferire il mio orgoglio di donna e di calabrese è che ad aver scritto questa enorme “cazzata”  (perdonatemi il termine poco urbano, ma la rabbia prevale in questo momento) è stata una mia corregionale, Francesca, che dalle pagine del Corsera descrive una Calabria retrograda, rimasta culturalmente e intellettualmente ferma all’800 (o forse l’800 è già troppo all’avanguardia per Francesca?).

Non nego che esistono ancora casi nell’entroterra calabro in cui la donna vive in condizioni non di pari opportunità rispetto agli uomini, ma quanto detto dalla nostra conterranea, che addirittura è dovuta scappare dalla Calabria, corrisponde a verità? Di tutto l’erba un fascio?

Bhè devo ritenermi fortunata allora di essere nata in una città come Reggio, di avere avuto una famiglia all’avanguardia che mi ha permesso di viaggiare, di studiare fuori, di fare le mie esperienze e di sentirmi pari ad una coetanea del Nord Italia e fieramente smentisco Francesca quando afferma: “Le donne in Calabria, sono poche quelle che restano, poche quelle che amano liberamente, poche quelle che hanno compagni che le considerano loro pari in ogni cosa”.

Da Donna e Calabrese m’indigno. Fabiana è stata uccisa dal fidanzato, che non l’amava.

Perché chi ama, non ammazza. Nient’altro da aggiungere.

E, a Francesca, la psicologia lasciamola ai professionisti.

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