Con lo 0-0 di Vicenza di sabato pomeriggio, la Reggina è riuscita a conquistare la tanto agognata permanenza in serie B dopo un anno in continuo affanno. Un traguardo quasi una chimera intorno alle 16.30 dello scorso 3 maggio, quando gli amaranto si trovavano sotto 1-0 in casa del Cittadella. Un enorme sospiro di sollievo per la squadra, la società, la città e i tifosi dopo l’incubo della Lega Pro, categoria abbandonata diciannove anni fa. A volte il calcio è solo una questione di centimetri, di attimi, di coincidenze, di episodi, positivi e non. Meglio non pensare a come sarebbero andate le cose se quel pallone calciato dal difensore biancorosso Matteo Gentili al 95′ della sfida del “Romeo Menti” non fosse stato provvidenzialmente respinto da Baiocco, proprio poco dopo il vantaggio del Cittadella a scapito dell’Ascoli… Play out proprio contro la formazione di Dal Canto.
Fortuna che con i se e con i ma non si fa la storia, però quanto accaduto negli istanti finali a Vicenza è un po’ la fotografia di quest’annata della Reggina. Sofferenza fino all’ultimo respiro. Tutto è bene quel che finisce bene, ma a mente fredda la sensazione è quella di averla scampata grossa! Mai come quest’anno, dopo tanto tempo, la grande paura dell’inferno della vecchia serie C, categoria in cui la Reggina ha trascorso la maggior parte della sua storia, è stata più che uno spettro che ha aleggiato negli ultimi mesi a Reggio Calabria, soprattutto dopo i k.o. casalinghi con Cesena e Brescia e fino ad un quarto d’ora dal termine della trasferta a Cittadella.
E’ pertanto auspicabile che il campionato appena finito sia da lezione, da monito per tutti. Società in primis. Per la prossima stagione occorrerà allestire una squadra all’altezza di una serie B che si preannuncia ancora più tosta (le retrocesse Pescara, Siena e soprattutto Palermo, le due neo promosse meridionali Avelino e Trapani, più due piazza blasonate che spingono per ritornare in alto, come Perugia e Lecce, impegnate nelle prossime settimane nei play off in Lega Pro). Per quest’anno è andata bene, ma a giocare con il fuoco si corre il rischio di bruciarsi. Ovvio, naturale, niente spese folli, niente nomi da copertina o colpacci da titoloni, ma quanto meno un minimo di programmazione, uno straccio di progetto, base irrinunciabile per ogni società di calcio che si rispetti, un qualcosa che ormai manca da un po’ di tempo su questa sponda dello Stretto. Perchè un’analisi lucida ed attenta non può non evidenziare la qualità non eccelsa, ed il campo, unico ed insindacabile giudice, ne è stato fedele testimone, della rosa messa a disposizione di Dionigi prima e di Pillon poi, ragazzi che comunque ci hanno creduto sempre, vedi le numerose rimonte e le tante reti realizzate negli ultimi minuti, e che hanno il merito di aver centrato la salvezza, che senza l’assurda penalizzazione di due punti sarebbe stata raggiunta evitando gli affanni delle ultime settimane, visti i 51 punti conquistati sul rettangolo di gioco.
In tal senso le dichiarazioni del presidente Foti nel dopo partita di Vicenza sembrano rassicurare circa il futuro: “Adesso penso al prossimo anno, al centenario, voglio riempire di gioia i cuori dei tifosi amaranto. Ho già l’idea di portare avanti determinate cose. Lunedì si chiude la stagione con una cena con la squadra e spero di poter avere un confronto con gli organi di stampa per portare un dialogo serio per la Reggina. Ho tanta voglia di cancellare situazioni negative e regalare qualcosa d’importante alla gente. Ho bisogno della gente e di un ambiente che deve mettersi da parte il passato e speriamo che con la gioia e il sorriso possiamo portare avanti un’annata che si rivelerà straordinaria, con tanti eventi da ricordare”. Parole, belle parole, che devono essere seguite dai fatti, altrimenti se le porta via il vento.
Infine, una tiratina d’oreccchie va anche alla tifoseria. Si dice che il valore di qualcosa a cui teniamo siamo in grado di riconoscerlo soltanto dopo che lo abbiamo perso.
Stavolta non è successo, ma ci auguriamo che la gente che ama la Reggina, di certo non coloro che preferiscono sfilare per le strade della città dopo i sucessi di squadre che niente hanno a che vedere con Reggio Calabria, abbia più chiaro il valore della serie B ed il valore della Reggina. Tifare vuol dire esserci sempre, nella gioia e nel dolore. Altrimenti è solo squallido opportunismo.
Perchè la Reggina è sempre capace di trasmettere forti emozioni. Vicenza, con le debite proporzioni, come Torino, come la prima volta in A, come San Siro, come l’Olimpico, come lo spareggio di Bergamo, come il derby con il Messina (ah, per quello ancora c’è tempo…), come l’anno della penalizzazione, come la salvezza con l’Empoli. Quella linea sottile che separa la gioia dalla disperazione.