Ha trascorso la sua prima notte in carcere Domenico Laface, il 58enne accusato dei maltrattamenti che potrebbero avere causato la morte della compagna Maria Immacolata Rumi sabato scorso agli ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Il gip Cinzia Barillà ha accolto la richiesta di emissione di custodia cautelare del pm Antonella Crisafulli ed emesso un’ordinanza restrittiva pur non convalidando il fermo nei confronti dell’uomo. L’esame del corpo della donna ha rilevato la presenza di frattura alle costole, quando e’ arrivata al pronto soccorso le sanguinava il naso e il labbro. Anche nei corridoi della struttura sanitaria, secondo le testimonianze contenute nel provvedimento, Laface ha continuato a minacciarla ”Maria, stai ferma se no ti meno un pugno”. Sono state le testimonianze dei figli raccolte dai carabinieri a confermare l’indole violenta dell’uomo, al punto che uno dei figli ha espressamente chiesto di non incontrarlo in caserma. Con i sei figli, tuttavia, Domenico Laface non e’ mai stato violento quanto lo era stato con la moglie. Contro di lei, hanno raccontato i testimoni, usava a volte anche un bastone. ”Mio padre -racconta uno dei figli- l’ha malmenata con una certa violenza in piu’ occasioni anche in presenza mia e dei miei fratelli. A volte le dava anche pugni sul viso, sul corpo, calci. In qualche occasione l’ha picchiata con un bastone del tipo da passeggio che normalmente sta all’ingresso nel portaombrelli”. Lei non ha mai denunciato le percosse subite. Domenico Laface invece davanti al giudice ha negato gli addebiti. ”Con mia moglie -ha dichiarato- ho sempre avuto un buon rapporto, mi ha dato sei figli, non abbiamo mai litigato e poi perche’ avrei dovuto menare mia moglie? Ribadisco che non l’ho mai toccata, puo’ esserci stata qualche parola di discussione, ma per i figli, che non e’ mai degenerata. Io le ho sempre voluto bene perche’ era una brava ragazza, ora Gesu’ Cristo l’ha voluta e se l’e’ chiamata” Gli inquirenti non gli hanno creduto, visto pure il suo atteggiamento ”non mostrando mai una particolare sensibilita’ o drammatico dolore per la perdita della persona amata”, scrive il gip.