Il grande paradosso di Messina: un Sindaco “NoPonte” quando di Ponte non si parla più. E adesso nel centro/sinistra volano gli stracci

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Messina celebra il suo nuovo sindaco, Renato Accorinti: storico leader del movimento “NoPonte” ha vinto le elezioni comunali in modo clamoroso, supportato da una sola lista civica contro i due colossi di centro/destra (superato al primo turno) e di centro/sinistra (battuto al ballottaggio). Quello di Accorinti Sindaco di Messina nel 2013, se vogliamo, è un grande paradosso: la città dello Stretto, infatti, ha scelto come primo cittadino il più agguerrito oppositore al progetto del Ponte sullo Stretto che da circa 15 anni anima il dibattito quotidiano della città, e l’ha scelto proprio adesso che di Ponte non si parla più (il governo Monti ha definitivamente accantonato l’idea di realizzarlo e l’esecutivo guidato da Letta ha subito chiarito che al momento non se ne discute proprio, che l’Italia ha altro a cui pensare). Certo, Accorinti non era mai stato candidato prima, ma ad ogni elezione comunale, provinciale, persino alle politiche nazionali, alle Regionali o alle Europee, la città negli ultimi 15 anni aveva sempre votato per chi il Ponte voleva farlo, bocciando clamorosamente chi in campagna elettorale diceva “no”.
Risulta evidente, quindi, come l’argomento-Ponte non sia decisivo rispetto alle sorti delle competizioni elettorali messinesi, ma sono tanti altri i parametri che gli elettori giudicano prima di entrare dentro l’urna. In tanti, infatti, pur favorevoli al Ponte, hanno deciso di votare Accorinti spinti da quello spirito di anti-politica, di cambiamento, di “svolta” dopo anni e anni di grandi delusioni da parte dei politici tradizionali, quelli legati ai grandi partiti, che a Messina hanno fallito talmente tanto al punto da portare la città sull’orlo del dissesto finanziario dopo 3 commissariamenti in appena 8 anni.
L’ultimo sindaco che ha completato il suo mandato è stato Salvatore Leonardi, nella seconda metà degli anni ’90. Convinto sostenitore del Ponte sullo Stretto e dell’Area Metropolitana, oggi è uno dei più agguerriti “anti-politici“, fortemente disilluso al punto da vedere “tutto fermo a 15 anni fa, a quando ero Sindaco io” come ribadisce sempre in ogni occasione utile. Il Ponte non c’è e oggi se ne parla meno di 15 anni fa; l’Area Metropolitana dello Stretto è solo un’utopia e, anzi, i collegamenti tra Reggio e Messina sono meno funzionali ed efficienti rispetto a 15 anni fa, anche la stessa città non ha certo fatto passi avanti (4 piazzette e mezzo svincolo non possono bastare) ma sembra regredita rispetto a uno o due decenni addietro. Ed ecco, allora, Accorinti: l’uomo nuovo, l’uomo del popolo, fuori dalle logiche di partito, dalla vecchia politica tradizionale. E’ uno spirito che interessa più o meno l’Italia intera e probabilmente tutto il mondo (basti guardare cosa accade in queste ore in Brasile), è un voto che non è contro il Ponte ma che evidenzia l’esigenza di cambiamento, di rinnovamento, di novità.
Adesso la palla passa a lui, al nuovo Sindaco su cui i messinesi hanno grandissime aspettative: non deve deluderle, e prima di tutto dovrà fare i conti con un consiglio comunale in cui voleranno gli stracci. Sel, ad esempio, ha ufficialmente sostenuto Calabrò nella coalizione con Pd, Udc e tanti altri, ma negli ultimi giorni Vendola e Pisapia hanno rilasciato pubbliche dichiarazioni a sostegno di Accorinti. Oggi persino Erasmo Palazzotto, deputato e coordinatore regionale di SEL Sicilia, gioisce per la vittoria di Accorinti, che è anche la sconfitta del suo partito che invece sosteneva Calabrò. Un altro paradosso clamoroso di queste elezioni, che sicuramente avrà strascichi pesanti nei prossimi giorni.  Accorinti, adesso, deve saper trovare il giusto equilibrio tra l’attivismo di piazza e l’esigenza politica che richiede il ruolo di governo, in parte istituzionale e in parte politico. Oggi si brinda, da domani al lavoro: in bocca al lupo, Sindaco!

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