Lamezia Terme, Nicola Gratteri al festival Trame presenta il suo ultimo libro sui “dieci comandamenti della ‘Ndrangheta”

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Parlare di Mafia non deve essere un mestiere, ma un credo”. E’ con questa dichiarazione che Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Reggio  Calabria, apre il suo incontro alla terza edizione di Trame, festival dei libri sulle mafie,  in corso a Lamezia Terme fino al 23 , per discutere e presentare il suo ultimo lavoro, “Dire e non dire. I dieci comandamenti della ‘Ndrangheta nelle parole degli affiliati”, edito da Mondadori.

Gratteri, insieme al giornalista Antonio Nicaso descrive pagina per pagina con attenzione e dedizione i dieci comandamenti della ‘Ndrangheta attraverso testimonianze , pensieri e riflessioni di chi l’ha difesa, ma anche attraverso le intercettazioni di chi l’ha tradita.

Sulla copertina del volume tre scimmie: non vedo, non sento e non parlo, ma in realtà il suo ultimo libro dimostra che i mafiosi parlano eccome.  “Dopo  Fratelli di Sangue -spiega Gratteri-  è il miglior libro che abbia mai scritto, soprattutto dal punto di vista scientifico. Per la prima volta in queste pagine si descrivono persino i tic, le ossessioni, le fobie che tormentano gli ‘ndranghetisti,  che entrando sino ai globuli rossi”.

Un ultimo pensiero, su domanda di un giornalista, Gratteri lo rivolge ai giovanissimi in generale,  a quelli lametini che affollano il festival Trame in questi giorni, ma anche a quelli che ancora guardano al tema dell’educazione alla legalità con diffidenza o peggio ancora con indifferenza: “Il mio approccio con i giovani studenti, da uomo in primis e non solo da magistrato, abituato a confrontarmi sempre con loro nelle scuole, è ribadire che non è per nulla conveniente delinquere. Questo non lo spiego parlando di morale, di etica, elencando ciò che è giusto e ciò che non lo è, ma piuttosto  indicando solo ciò che è conveniente, con esempi pratici e concreti, augurandomi che possano estrapolarne il meglio. Perché i ragazzi di oggi sono sono addomesticati a valutare  il mondo solo da ciò che si ha e non da ciò che si è.”

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